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ATTENTI A QUELLE PROVE


di Gaetano Santangelo
da "ScuolAmadeus" di novembre 99

Quanti modi vi sono per accostarsi alla musica? Chi è responsabile del degrado musicale del nostro pubblico, spesso denunciato da intellettuali sensibili al problema? E quali soluzioni si propongono? Il caso è intricato e, al momento, sembra senza vie d’uscita. Le responsabilità rimbalzano dalla famiglia alla scuola e da questa ai politici (e spesso a sproposito è citata anche la TV) in un girotondo che, come tutti i girotondi, avrà un finale noto: casca il mondo, casca la terra, tutti giù per terra. E se non siamo già finiti per terra è solo in virtù della fantasia e della genialità nazionali, un patrimonio che non essendo soggetto alle decisioni della burocrazia, ancora ci consente di nutrire qualche speranza per il futuro. Non siamo forse il paese di Pollini, Abbado, Muti, Michelangeli, Chailly, Accardo, tanto per citarne alcuni?

Ma non sono certo le punte di diamante della nostra cultura musicale che possono darci ancora un po’ di fiducia. Questo inserto è dedicato a più modesti protagonisti, modesti, s’intende, riguardo alla notorietà, ma importantissimi per il futuro della nostra musica e della nostra cultura in generale. Però la buona volontà non basta a ben operare, perciò, andiamoci piano. Andiamoci piano con l’improvvisazione che, in mancanza di regole e programmi, finisce spesso per costituire l’unico modo per avvicinare i giovani alla musica. La nostra raccomandazione deriva dalla constatazione delle frequenti e dannose esperienze cui sono sottoposti gli studenti condotti in massa alle prove di concerti o a spettacoli lirici inadatti a costituire un valido argomento introduttivo all’ascolto della musica e, ciò che è peggio, senza una adeguata preparazione.

Di contro, vi sono numerosissime lodevoli iniziative, che spesso abbiamo segnalato sulle pagine della nostra rivista, che utilizzando la musica come strumento di alti contenuti didattici e formativi abituano i giovani gradualmente a considerarla non solo come divertimento ma come strumento indispensabile di conoscenza e di elevazione spirituale.

Si va dalla scuola con indirizzo commerciale che realizza un cd-rom su Verdi alla media che si inventa scambi culturali musicali con scuole straniere coinvolgendo nell’operazione tutta la comunità scolastica in un entusiasmante progetto, ci sono teatri che organizzano cicli e festival studiati apposta per i giovani e associazioni musicali che allestiscono spettacoli operistici opportunamente rivisitati per i più piccoli.

Ma dietro l’angolo, nella maggior parte dei casi, c’è in agguato il comodo rifugio della prova generale aperta alle scuole. La prova per studenti impreparati, che accettano il sacrificio di sorbirsi da una a tre ore di musica come compenso di una mattinata senza lezioni, è la prassi più in voga, perché è quella che richiede minor impegno organizzativo e fornisce anche un non piccolo vantaggio per gli enti proponenti, che possono così far meglio quadrare i propri dati statistici (riguardo al numero di spettatori presenti) e di bilancio (riguardo ai vantaggi nei confronti degli Enti pubblici). Nel migliore dei casi, quattro chiacchiere introduttive, ascoltate distrattamente dagli studenti, intenti a sgranocchiare popcorn, mascherano spesso un pauroso vuoto di idee.

Mi sembra, a questo punto, legittimo porsi una domanda: cosa fare se mancano gli strumenti idonei (uomini e mezzi) per procedere senza danni nel difficile compito di far conoscere ai giovani una materia di cui sovente gli stessi operatori hanno scarse nozioni? Siamo convinti che, coloro che si occupano di scuola, non possono permettersi di farlo scegliendo le pericolose scorciatoie di cui è disseminata l’attività musicale scolastica. Perciò, premesso che la strada maestra non può venire da altri che dagli organi preposti a elaborare i programmi, abbiamo constatato che la strada scelta da alcuni operatori è spesso inadeguata a ottenere risultati positivi.

Ora, in attesa che Roma legiferi, non ci sembra giusto lasciar perire Sagunto. Perciò ben vengano le proposte e i surrogati, ma è bene che gli insegnanti valutino con molta attenzione le offerte di musica che, con sempre maggior frequenza, arrivano dalle organizzazioni concertistiche, in quanto non sempre idonee a costituire un valido approccio introduttivo all’ascolto. Non dimentichiamo la scarsa confidenza che i giovani hanno con la musica “classica”. Le occasioni, anche casuali d’ascolto, sono ridotte al minimo e quando avvengono, nel migliore dei casi, sono accolte con indifferenza, o peggio, considerato lo scarso incoraggiamento che generalmente trovano in ambito famigliare, con noia. Ecco il nemico peggiore di ogni ascolto: la noia. Come si può evitare?

Bene, quando qualche Ente o Associazione musicale vi propone per la vostra scuola la prova di un concerto o di uno spettacolo musicale è bene farsi precisare quale percorso didattico intendono svolgere. Non lasciatevi ingannare dal nome e dal prestigio dell’interprete, non fatevi affascinare dalla sacralità del luogo, pretendete di conoscere qual è l’intento didattico dell’offerta e, solo dopo aver valutato con attenzione questo aspetto della proposta, prendete una decisione. Non abbiate paura di rifiutare se la proposta è generica e non risulta adeguatamente motivata.

Se si invitano i ragazzi di una scuola ad assistere alle prove di un’opera di Wagner cantata in tedesco, occorre che vi siano valide premesse perché questo incontro sia seriamente programmato e guidato. La difficoltà di questa musica, l’impegno che richiede, anche ad ascoltatori abituali, non è una novità per nessuno. La durata dell’esecuzione, talvolta più di quattro ore di musica, non è un elemento da sottovalutare. Perciò è necessaria qualche cautela.

Una casa si costruisce mettendo un mattone sopra l’altro partendo dalle fondamenta e non dal tetto. Così, se da un lato si richiede alle istituzioni un programma pensato per i giovani, è altrettanto importante che agli insegnati si chieda una maggior attenzione nel valutare le proposte musicali. Meglio una in meno che una sbagliata.

Diamo alcuni suggerimenti, che riteniamo possano costituire un primo valido, percorso introduttivo all’ascolto

Premessa: il compositore. Le vicende biografiche, l’ambientazione storica, la società (È inevitabile, ma non ci si può fermare qui. Parlando della vita e dell’ambiente storico sociale non si è parlato di musica).

Argomenti: a) l’interdisciplinarità. Un opera, sia essa musicale, pittorica o poetica non vive in un mondo astratto e isolato, ma è ricca di relazioni che possono costituire un importante argomento di interesse per il giovane studente. Introdurre all’ascolto partendo da una materia in programma (italiano, arte, storia, geografia) è il primo passo per rendere naturale l’approccio all’argomento musicale.

b) gli stili. Dal Barocco al Classico, da questo al Romantico, ma non solo. È possibile riconoscere un musicista semplicemente dall’ascolto della sua musica, così come si riconosce un pittore dalla sua tavolozza, dal disegno e da altre caratteristiche? Provate iniziando il confronto di epoche lontane tra loro.

c) il periodo storico in cui l’opera è stata composta. Normalmente si evita accuratamente il Novecento, mentre è il secolo che più potrebbe interessare il pubblico giovanile, perché nella musica di questo secolo confluiscono molti elementi riconducibili all’ambiente sonoro che essi meglio conoscono. (Si potrebbero fare cento esempi, da Bartok a Stravinskij, da Milhaud a Ravel, ecc.)

d) gli strumenti. La scelta del brano potrebbe anche essere una conseguenza dell’analisi di uno strumento. Non trascuriamo quelli che i giovani conoscono meglio perché vicini al mondo della musica “leggera”: le percussioni, il clarinetto, la chitarra, ecc.

e) i generi. Esiste una musica cosiddetta di consumo e una musica “colta”, ma nell’ambito di questi due poli vi sono infiniti generi. Non sarebbe possibile un ascolto mirato a riconoscere i vari generi (Musica sinfonica, da camera, solistica, ecc)?

f) l’analisi formale. Come il musicista ha costruito il suo brano utilizzando gli elementi melodici, armonici, ritmici e strumentali.

g) l’interpretazione. Siamo di fronte a uno dei più complessi e dibattuti argomenti che riguardano la musica: l’interpretazione. Auspicabile la possibilità di poter confrontare più esecuzioni. Meglio se ci si dedica a brevi frammenti ciò consente di meglio memorizzare più esecuzioni e confrontarle fra loro. Utile anche il confronto di esecuzioni dello stesso brano con strumenti contemporanei e ‘antichi’.

Ecco, per sommi capi, alcuni dei possibili percorsi che possono costituire una affascinante premessa all’ascolto di un brano musicale. N.B. Non dimenticate di valutare la durata dell’ascolto. Deve essere sempre breve in modo da non indurre i ragazzi a distrarsi.

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