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BATTIMANI: UN’INTERVISTA A ENRICO STROBINO SULLA SUA ULTIMA PUBBLICAZIONE PER LA COLLANA OSI


Nella tua recente pubblicazione Battimani per la Collana Didattica OSI riprendi un tipo di gioco infantile che potremmo dire di origini ‘ancestrali’. Da dove ti è nata questa idea, o esigenza, o curiosità?

Da sempre mi interesso di culture popolari, essendomi laureato con Roberto Leydi al Dams, ormai moltissimi anni fa, ed essendo stata quella la mia prima area di studio. Questo interesse, unito a quello per il gioco come pratica didattica, mi ha spinto a indagare più da vicino un repertorio che caratterizza la cultura orale infantile, accanto a giochi cantati, filastrocche, conte e così via.
L’incontro con un libro che rappresenta l’unica raccolta italiana di questo repertorio (Antonio Di Pietro e Gianfranco Staccioli, Reffo Riffo Riffo Rero. Giochi ritmici di mani, Carocci Editore, Roma, 2006) mi ha poi ulteriormente motivato a dedicarmi al loro riuso in ambito didattico-musicale.
Mi è sembrato che questi giochi fossero meno considerati rispetto ad altri tradizionalmente utilizzati dalla didattica musicale, quasi degli ‘oggetti di scarto’, come ha evidenziato Gianfranco Staccioli, normalmente rifiutati dagli ambiti educativi e formativi come di basso livello culturale, banali, poco originali. D’altra parte molta arte contemporanea, non ultima la musica, ci ha insegnato che proprio gli oggetti di scarto possono trasformarsi in interessantissime scintille creative.

Non sembrerebbe un tipo di gioco superato da un mondo infantile e giovanile che ormai opera e gioca attraverso i social media, che ha - per così dire - il mondo a portata di un clic e del proprio dito indice?

I giochi battimani sono ancora molto diffusi all’interno della cultura orale infantile. Molti bambini, ma soprattutto bambine, li conoscono ancora e li utilizzano con grande piacere. Proprio l’avanzare di un mondo “a portata di un clic” mi convince dell’esigenza di difendere pratiche che, invece, mettono in moto tutto il corpo. Sono convinto che accanto alla cultura digitale sia compito della scuola mantenere aspetti della tradizione che fanno da salutare contrappeso alla virtualità di un touch-screen.

Premesso che operi nella scuola media, c’è qualche particolare difficoltà da superare nel proporre un siffatto tipo di gioco a una classe di ragazzi che entrano in una fase evolutiva di sicura problematicità? Soprattutto con i più grandi non si incorre in rischi di diffidenza o rifiuto, di fronte a giochi considerati ‘per piccoli’?

Sicuramente si tratta di un repertorio più indicato per l’età corrispondente alla scuola primaria. Tuttavia, la riconversione di questi giochi a fini musicali, la loro espansione verso pratiche come la body percussion, le circle song, la musica strumentale, la coralità, li può rendere interessanti anche a ragazzi e ragazze più grandi. La visione insieme a studenti di scuola media di alcuni esempi musicali può aiutare a superare la possibile diffidenza iniziale: ad esempio alcuni brani del gruppo brasiliano Barbatuques, che si basano su questo tipo di giochi, o alcuni hit ampiamente circolati sul web come Epic Patty Cake Song (I’ll Think Of You). Il lavoro documentato nel mio libro consiste proprio in questa espansione: ogni gioco costituisce un microcosmo, un oggetto di partenza che viene poi utilizzato in molti modi, all’interno di percorsi che ne sviluppano le potenzialità motorie, ritmiche,  melodiche.

I materiali sono raccolti da te oppure la classe contribuisce a reperirli e a proporli? E la composizione multietnica della classe che apporto fornisce?

Esistono giochi che sono praticamente conosciuti, in varie versioni, in tutta Italia. In ogni caso penso che la ricognizione all’interno del gruppo con il quale si lavora sia la partenza migliore. Il mio libro presenta sia giochi conosciuti da me che altri raccolti in classe ma, soprattutto, vuole indicare un modo di lavorare con questi oggetti, applicabile poi anche ad altri giochi non presenti nella mia raccolta. Questo tipo di repertorio è poi praticato con oggetti e in modi molto simili anche in altre culture: si tratta, quindi, di un campo che può facilmente promuovere il confronto culturale e il mutuo apprendimento.

In termini di ‘apprendimento’ musicale, sia sotto il profilo cognitivo che quello tecnico, quali sono gli scopi didattici di questa attività?

Gli scopi didattici sono molteplici. Intanto ritengo particolarmente positivo basare le proposte su un materiale già conosciuto all’interno della classe. È sufficiente che un/a bambino/a conosca uno di questi giochi e in poco tempo lo impareranno anche gli altri, senza l’intervento dell’insegnante. In questa direzione si tratta di un repertorio utilissimo per proporre esperienze di mutuo apprendimento.
L’insegnante entra in gioco in un secondo momento, quando le componenti specificamente musicali del gioco vengono prese maggiormente in considerazione, facendole diventare il centro dell’attenzione, curandone gli aspetti ritmici, di intonazione e, soprattutto, prendendo spunto dai giochi per comporre pezzi più complessi e musicalmente interessanti. I risultati più significativi si ottengono, in base alla mia esperienza, sul piano ritmico-motorio. Ma, in generale, l’utilizzo musicale di questo repertorio può anche condurre verso la loro trascrizione, utilizzando vari codici notazionali, verso la polivocalità, verso tragitti che conducono dal corpo allo strumento.

I risultati che hai ottenuto e ottieni rispondono alle tue aspettative?

Lavorando con questi giochi, incrociando ritmi e melodie di più giochi, promuovendo il passaggio da un gioco a un piccolo brano strumentale che ne rimetta in gioco alcuni suoi aspetti motori, ritmici, melodici, si ottengono buoni risultati e, soprattutto, si possono stimolare bambini e bambine a comporre nuovi oggetti. Un gruppo di quattro ragazze, alla fine dell’anno scolastico, ha composto autonomamente un gioco di mani su uno studio di Bach, eseguito al pianoforte da una di loro. Una buona verifica sul lavoro svolto.
Se li pensiamo come giocattoli sonori mi sembra di poter dire che funzionano bene, sono indistruttibili, facili da usare, e, soprattutto, non costano nulla, sono già lì, a nostra disposizione.

 

Gli ultimi quattro titoli della Collana:

Enrico Strobino: Battimani

Paola Anselmi, Ines Melpa, Ugo Valentini: Ba Ba Settete

Stefano Baroni e Ciro Paduano: Questione di Stile

Chiara Strada: Musica in Cornice

 

Sestino Macaro nella Collana OSI

Sestino Macaro: Aluwasio

Sestino Macaro e Giovanni Piazza: Pentajazz

 

Tutta la collana (indicazioni per l’acquisto)

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