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Berliner, oggi il voto per il nuovo direttore

Toto candidati impazza, chi ci spera, chi mette le mani avanti

Toto candidati impazza, chi ci spera, chi mette le mani avanti

BERLINO, 10 MAG – Oggi si decide l'incarico forse più ambito della musica: direttore dei Berliner Philharmoniker. I 124 musicisti della gloriosa ammiraglia tedesca si riuniscono in gran segreto per eleggere il successore di Simon Rattle, che lascia nel 2018. Teoricamente tutti i direttori viventi sono eleggibili: in molti ci sperano, diversi hanno messo le mani avanti, dicendosi indisponibili, o rinnovando altri contratti, per non rimanere col cerino in mano. La rosa dei probabili si restringe a pochi ma, come fu con Claudio Abbado e Rattle, non si escludono sorprese.

In passato è accaduto anche che il direttore venisse eletto dal 'popolo' sull'onda del successo degli ultimi concerti. Ieri sera il lettone Mariss Jansons ha spopolato alla Philharmonie con un programma che sembrava un'investitura (Bela Bartok, Shostakovic, Ravel): applausi plebiscitari. Il grande quesito è che futuro vuole l'orchestra: proseguire sulla strada innovativa di Abbado e Rattle? O riallacciarsi alla grande tradizione, al famoso 'suono tedesco', che fu di Karajan e di Furtwaengler e che sembra oggi smarrito?

Sotto consegna del silenzio come in un conclave papale, i 124 musicisti si riuniscono per votare, senza cellulari e in luogo segreto. In una prima tornata tutti possono fare un nome. Poi si passa a una 'short list' e si vota fino a una "chiara maggioranza", come ha detto una portavoce. Nel pomeriggio si prevede la fumata bianca.

Nella pattuglia dei giovani che proietterebbero l'orchestra nell'orbita moderna del 21/o secolo, il venezuelano Gustavo Dudamel (34 anni), il lettone Andris Nelsons (36) e il canadese Yannick Nezet-Seguin (40). 'The Dude', come lo chiamano in America, ha però rinnovato il contratto con la Los Angeles Philharmonic fino al 2022 e a molti non piace poi la sua vicinanza al governo venezuelano. Nelsons ha mandato in delirio di recente il pubblico a Berlino dirigendo i Berliner nella 5. di Mahler, ma anche a casa, con la Boston Symphony Orchestra, fa furore. Anche Nezet-Seguin, che ha salvato la Philadelphia Orchestra dal default, è in corsa, ma sia lui che Nelson hanno rinnovato i contratti. Il russo Kiril Petrenko (43) pare invece fuori dalla gara.

Sul fronte opposto, Christian Thielemann (56), ex assistente di Karajan, campione delle virtù germaniche, o meglio prussiane essendo lui di Berlino, il migliore direttore tedesco vivente. Sarebbe il primo tedesco dopo Furtwaengler a tornare dopo 60 anni sul podio dei Berliner. E’ legato alla Staatskapelle di Dresda ma non ha ancora rinnovato il contratto. E' pero uno che polarizza: metà dell'orchestra lo vorrebbe, metà no considerandolo troppo conservatore sia politicamente che musicalmente. Saltando una generazione, si passa a grandi dell'Olimpo mondiale: Jansons (72), Daniel Barenboim (72), Riccardo Muti (73). Quest’ultimo ha da poco rinnovato il contratto con la Chicago Symphony fino al 2020, oltre ad essere impegnato con la 'sua' Cherubini e la neonata Accademia per la formazione di nuove leve musicali. Jansons ha problemi col cuore e ci si chiede se potrebbe sostenere i tour de force di una macchina da guerra come i Berliner. Giorni fa ha poi rinnovato il contratto con l'Orchestra Sinfonica della Radio Bavarese. Barenboim, dominus assoluto a Berlino (Staatskapelle e Staatsoper), già sconfitto due volte in passato (con Abbado e Rattle), ha messo in chiaro giorni fa: "Io non sono un candidato". Della generazione di mezzo c'è solo Riccardo Chailly (62), legato però al Gewandhaus (fino al 2020) e alla Scala dove si è appena insediato. 

Fonte: www.ansa.it

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