Recensioni
Chuck Klosterman, Il giorno in cui il rock è morto. Viaggio nei luoghi delle grandi tragedie della musica, Brossura pp. 250, Mondadori 2006, ISBN: 8804553472
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Questo viaggio inizia al Chelsea Hotel di New York. In una stanza d'albergo
che oggi non esiste più. La stanza numero cento, quella in cui Nancy
Spungen, la fidanzata di Sid Vicious, viene trovata assassinata. Il principale
sospettato del delitto è proprio lui, Sid, bassista dei Sex Pistols e
uno tra i più celebri musicisti del movimento punk. Da allora il Chelsea
Hotel diventerà una sorta di luogo di culto e una meta di pellegrinaggio
per tutti i seguaci di una nuova religione. Una religione che cresce e si alimenta
della morte dei grandi divi del rock. La scomparsa di Elvis Presley, l'omicidio
di John Lennon, il suicidio di Kurt Cobain: per ben 10.000 chilometri, Chuck
Klosterman si sposta attraverso l'America per visitare i luoghi in cui sono
avvenute le più celebri morti della storia della musica. Si mette al
volante di una Ford Taurus a noleggio e se ne va da New York al Rhode Island,
dalla Georgia al Mississippi, dallo Iowa a Minneapolis, da Fargo a Seattle per
cercare una risposta agli interrogativi che lo assillano: che cosa c'entra il
rock con la morte? per quale strana ragione quando una rock star muore diventa
immortale? che cosa fa sì che musicisti anche non straordinari divengano
delle vere e proprie divinità nel momento in cui sono protagonisti di
una fine tragica? "Questa storia parla di amore, di morte, di automobili,
di narcisismo, dell'America, della sconsiderata glamourizzazione dell'uso ricreativo
delle droghe, del non fare sesso, del parlare agli sconosciuti, del provare
nostalgia per un passato molto recente, di film che non avete mai visto, dei
Kiss, dei Radiohead, di Rod Stewart." Guidato da una passione totale per
la musica e il suo mondo, dal desiderio di strappare al rock il segreto dell'immortalità
dei suoi dèi e da un'ironia spesso fulminante, Klosterman ci porta a
spasso per gli Stati Uniti come solo Dave Eggers ha saputo fare, e ci restituisce
tutta la comicità del quotidiano con un'arguzia pari solo a quella di
David Sedaris.
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