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Chailly e il suo sguardo sulla musica

Il direttore della Scala si racconta in un libro-intervista

Il direttore della Scala si racconta in un libro-intervista

ROMA, 9 MAG - RICCARDO CHAILLY, IL SEGRETO E' NELLE PAUSE - Conversazione sulla musica (Rizzoli, PP. 236, EURO 18,00). "Il rapporto tra musica e silenzio ci interroga sull'essenza stessa di un discorso artistico che pur essendo scritto sulla carta vive soltanto nel momento in cui un interprete lo toglie dal silenzio". Parte proprio da qui, dal silenzio che diventa parte integrante della musica e che oltre a una funzione strutturale "ha un effetto psicologico ed emotivo: crea tensione, concentrazione, attesa", il racconto di sé e della magia della sua bacchetta proposto da Riccardo Chailly. Il maestro Riccardo Chailly, che il 1 maggio con la Turandot, nella versione di Luciano Berio del 2003, ha fatto la sua prima uscita ufficiale da Direttore Principale della Scala di Milano, dopo averne assunto l'incarico a gennaio.
    Nel libro pubblicato da Rizzoli, e scritto sotto forma di intervista, Chailly offre lo scorcio di un'epoca attraverso le sue scelte artistiche e professionali, attraverso gli incontri di una vita, attraverso gli autori e le opere amate e dirette, attraverso l'approccio allo spartito e a quella che potrebbe essere definita "filosofia musicale". Anche se, scorrendo le pagine, la scoperta è che la scelta di diventare direttore arriva da lontano. "Per quanto possa sembrare strano, la mia è stata una decisione scaturita da una folgorazione improvvisa e del tutto imprevista. Certo, la musica ha fatto parte della mia vita da sempre, dai giorni in cui, ancora molto piccolo, prima di addormentarmi ascoltavo dalla mia stanza mio padre che componeva al pianoforte. (...) Ma nel futuro che sognavo per me, alla musica non assegnavo alcun ruolo. Finché un giorno, quando avevo circa undici anni, tutto cambiò". Quel giorno il padre Luciano, compositore, porta con sé il piccolo Riccardo all'Auditorium del Foro italico, dove per caso assiste all'esecuzione della Prima sinfonia di Mahler. Investito da una fascinazione assoluta, da quel momento dedicherà la vita a inseguire febbrilmente quell'"altrove" misterioso e inebriante che solo la musica sa creare. "Avevo inconsapevolmente preso la mia decisione: quel materiale tanto incandescente sarebbe diventato parte della mia vita". Dopo aver sfidato il padre, che all'inizio non vedeva di buon occhio la sua decisione, Chailly inizia il cammino che lo ha portato sui palchi più importanti a dirigere le orchestre più importanti (la Rundfunk-Sinfonicorchester di Berlino, la Royal Concertgebouw di Amsterdam, la Gewandhaus di Lipsia), con straordinarie esecuzioni di Beethoven, Mahler, Mendelssohn e Brahms. Il ragazzino che non amava i libri, ha ottenendo i maggiori riconoscimenti internazionali. Ha osato contaminazioni geniali e insolite, portando Gershwin davanti al pubblico del Gewand-haus di Lipsia, il tempio della musica romantica. Sullo sfondo, una carrellata di personaggi tutt'altro che secondari in un mosaico affascinante: dai maestri Claudio Abbado e Franco Ferrara ai colleghi Bruno Walter, Leonard Bernstein, Herbert von Karajan e ai grandi registi Franco Zeffirelli e Luca Ronconi. Fino a pianisti del calibro di Claudio Arrau, Maurizio Pollini e Marta Argerich. (ANSA).

Fonte: www.ansa.it

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