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di Carlo Delfrati
da 'ScuolAmadeus' di ottobre 2004
"Se ascolto, dimentico.
Se vedo, ricordo.
Se faccio, capisco".
C'è chi lo considera un vecchio proverbio, chi una massima popolare; e chi lo nobilita, attribuendola al solito saggio cinese. A sorpresa, la troviamo inscritta come motto programmatico in una quantità di iniziative. Che a contrassegnarne i propri laboratori didattici sia la Pinacoteca di Brera per il suo "Giocare con l'arte", o la Fondazione Querini Stampalia di Venezia per i "Laboratori per le famiglie con bambini", o il Museo della Carta e della Filigrana di Fabriano, si può capire: in quei laboratori si suggeriscono cose da "fare", da fare con le mani. Si può capire che il motto figuri nella bandiera dell'ANIAT, l'Associazione dei docenti di discipline tecniche, o del servizio Scuola ER della Regione Emilia-Romagna per il "Laboratorio delle mani": se vuoi costruire flipper di legno (una delle attività del laboratorio) ti servono mani e occhi, le orecchie puoi lasciarle a riposo. Si può capire e perdonare. Più difficile perdonare quando lo si legge nella "Ludoteca scientifica" dell'Istituto dei Processi Chimico-Fisici del CNR di Pisa o nel dépliant illustrativo della Città della Scienza, diffuso fin dalla sua inaugurazione, quattro anni fa. Agli scienziati non viene il sospetto che anche l'udito sia degno di riflessione scientifica? Che ascoltare sia un modo per "capire", capire non solo la musica o le parole, ma anche gli eventi quotidiani che si segnalano al bambino fin dal grembo materno? Che ascoltare sia "ricordare", altro che "dimenticare", come sa bene il musicista di mestiere quando siede davanti al suo pubblico, o il ragazzo quando ricanta dentro di sé la melodia del cuore? Ancora più difficile perdonarlo al Coordinamento Docenti di Laboratorio, o al Movimento di Cooperazione Educativa (MCE), che riscoprono il consunto adagio come fosse un'illuminazione divina: insegnare ai bambini ad ascoltare, ad ascoltare gli altri, mica solo la musica, sarà forse un'impresa poco meritoria? L'orecchio aiuta a non dimenticare.
Che la nostra civiltà prediliga la visione è cosa nota: gli psicologi della PNL, la Programmazione Nurolinguistica, hanno da tempo lanciato il segnale d'allarme: tra i canali principali che utilizziamo per metterci in relazione con gli altri, le persone si orientano sempre di più sul canale visivo, sacrificando gli altri due, quello cenestesico e appunto quello uditivo: una mutilazione di cui ancora non si conoscono bene le conseguenze per l'igiene mentale e affettiva. Altri psicologi invece sembrano intervenire a dar manforte ai piazzisti del video: come Rudolph Arnheim, quando ci spiega come tutto il nostro mondo interiore, anche il mondo degli schemi astratti, della logica, della razionalità, si formi a partire dall'esperienza che con gli occhi ci facciamo della realtà fin dai primi giorni di vita. Ma questa è solo una mezza verità, e forse nemmeno mezza. Perché noi costruiamo il mondo, cioè gli diamo una struttura, gli diamo un significato, anche con gli altri sensi. E l'udito è determinante, fosse solo per maturare le categorie del tempo e dello spazio. Che non è poco. E' stato Roland Barthes a spiegarci che "l'ascolto non resta semplice vigilanza (la vigilanza del primitivo che distingue il passo pericoloso della fiera dal trotterellare allettante della preda), ma diventa creazione". E questo grazie al ritmo. Dunque grazie alla musica. Per un educatore - non semplicemente per un musicista ma per qualunque educatore - la musica è un'esperienza basilare, che va resa disponibile al bambino tanto più intensamente quanto più il suo ambiente lo spinge a vivere il mondo con gli occhi.
Il fotografo Nino Migliori, per la sua installazione Eatart (arte da mangiare),
va aldilà di Arnheim nell'amplificare le virtù dei nostri sensi:
"Se vedo ricordo / Se faccio capisco / Se mordo gusto / Se inghiotto possiedo".
Ma anche per lui l'udito è il cancellino del pensiero: "Se ascolto
dimentico". D'accordo, se ognuna delle illustri istituzioni elencate all'inizio
intendeva colpire le manie nozionistiche della scuola, la scuola delle chiacchiere
ex cathedra da infliggere ai passivi studenti, il musicista è il primo
ad associarsi. Ma per favore sottraggano all'oltraggio l'ascolto, e l'organo
che vi è preposto, l'orecchio. Che per il musicista, per il musicista
che è ogni essere umano, è sacro, ancora più sacro degli
occhi e delle mani.
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