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Chi lo spiegherà a Beethoven?

Vamos a la playa oh, oh, oh, oh, oh...Il Ministro della Cultura se la canta

Vamos a la playa oh, oh, oh, oh, oh...Il Ministro della Cultura se la canta

di Nicola Colabianchi

“Mi dispiace di svegliarti, forse un uomo non sarò…” “Tanta voglia di lei” di Facchinetti, Negrini ​La sapete l’ultima? Quella del Ministro della Cultura Franceschini che vuol far studiare i testi dei cantautori nella Letteratura italiana, e poi canta con Gianni Morandi a casa di Lucio Dalla insieme al Sindaco di Bologna Virginio Merola? No, non è una barzelletta ma le assomiglia. Per chi l’avesse persa, la notizia è questa: una “tre giorni” di iniziative intitolata “A casa di Lucio” è stata organizzata dalla fondazione che ne porta il nome, per ricordare i tre anni dalla dipartita di Lucio Dalla. Nell’abitazione del cantautore bolognese, eletta a tempio dell’arte, sono stati organizzati 12 mini show di un’oretta ciascuno, distribuiti nei tre giorni, con concerti, recitazione di testi delle sue canzoni, session tra musicisti e, oltre ai soliti personaggi presenzialisti, la presenza di un pubblico pagante: sono stati messi in vendita 622 biglietti, andati a ruba in pochissimo tempo, che hanno consentito l’ingresso di una cinquantina di spettatori ad ogni evento. Trattandosi di concerti non poteva mancare Walter Veltroni che quando era Sindaco di Roma organizzava concerti per ogni occasione. C’erano, poi, da Renzo Arbore a Gigi D’Alessio, dalla Melandri al Sindaco di Bologna, da Gianni Morandi al Ministro Franceschini, etc. Si è trattato sicuramente di una bella iniziativa, interessante, apprezzabile ed apprezzata dal pubblico, ed alla inaugurazione della quale il Ministro ha partecipato presenziando e cantando “Piazza grande” insieme al Morandi che suonava la chitarra: deve essere stata una grande emozione per lui che è abituato a quei noiosi Consigli dei Ministri dove parla solo Renzi, e unica cosa interessante deve essere la mise della Boschi. Dunque, giunto a casa Dalla, Franceschini, sull’onda dell’emozione ha rilasciato la seguente dichiarazione, relativamente ai testi delle canzoni dei cantautori: «Penso sia arrivato il momento di insegnarli a scuola come parte della Letteratura italiana». Per niente convinti, come siamo, dell’opportunità di introdurre tale materia ad integrare lo studio della Letteratura italiana, vogliamo condividere alcune semplici riflessioni. In effetti, signor Ministro, perdoni se glielo faccio notare, ma si può ritenere che lei sia in errore: i cantautori non possono diventare materia di studio a scuola in quanto la loro produzione non ha valore o interesse universale come l’hanno la letteratura, la storia, la storia dell’arte, né ha particolare valore didattico, pedagogico o formativo come la matematica, la filosofia o il latino. In sostanza la produzione “cantautorale” è troppo contestualizzata e non possiede alcuna coscienza storica, pertanto manca di universalità. I cantautori, infatti, legano le loro tematiche, oltre che all’attualità, al particolare, quindi al transeunte, all’accessorio, all’episodico, al personale, al costume e gli studenti delle generazioni successive a quelle contemporanee della canzone, possono ritrovare poco del loro vissuto, per cui è normale che eleggano altri autori ed altre musiche a rappresentarlo. Tante sono le belle canzoni, tante ci hanno provocato sincere emozioni, tante ne amiamo, tante hanno raggiunto anche un’immensa popolarità: il raggiungimento del livello dell’arte, però, quello che consentirebbe ai testi delle canzoni di venire proposti quale materia di studio nelle scuole, richiede qualcosa in più. Capisco, signor Ministro, che l’affermazione di mettere i cantautori tra gli argomenti di studio potrebbe suscitare interesse, e pronunciarla in occasione dell’anniversario della morte di Lucio Dalla che conta tanti estimatori, le avrà fatto guadagnare diverse simpatie. Possiamo anche dire che l’affermazione è un po’ ruffiana (mi perdoni per la crudezza del termine!) perché ciascuno di noi lega a delle canzoni, momenti piacevoli e ricordi, e proporre di farle studiare è come dire che a scuola verrà studiata una parte di noi. In effetti tutti sappiamo che i politici italiani sono abituati a cercare il facile consenso, solo che un Ministro della Cultura dovrebbe prestare più attenzione a rilasciare certe dichiarazioni un po’ demagogiche e così poco istituzionali. Chi dovrebbe fare posto, poi, nella letteratura italiana alle canzoni? Dovremmo ridurre lo spazio destinato a Foscolo o quello di Leopardi per destinarlo ad Antonello Venditti? Meno chiacchiere sulla Divina Commedia o sul Decamerone per ascoltare i testi di Angelo Branduardi? Che noia l’Alfieri, meglio le opere di Modugno, oppure mettiamo quelle di Francesco Guccini al posto di quelle del Petrarca (stesso nome…). E poi Tenco con la scuola genovese dei vari Bindi, Lauzi, De Andrè, Gino Paoli (nonostante le beghe in cui è coinvolto per la presunta evasione fiscale) al posto di chi andranno? Signor Ministro diventano troppi, bisogna scegliere: solo cantautori morti o anche i vivi? E per chi aveva un paroliere come lo era Mogol per Battisti cosa si farà, si parlerà solo del testo o si potrà valutare anche il rapporto con la musica? Intanto Mogol (Cicero pro domo sua) ha puntualizzato che «si può insegnare l’opera degli autori più che dei cantautori, perché il fatto che uno sia anche cantante non aumenta o diminuisce il livello dell’opera letteraria». Siamo arrivati: ecco la canzonetta elevata al rango di opera letteraria, la rima cuore-amore che vale più dell’endecasillabo, “Mi ritorni in mente bella come sei forse ancor di più” uguale o migliore di “Amor, ch’a nullo amato amar perdona”… Siamo alla solita sciocchezza che tutte le cose sono uguali se ben fatte, alla solita affermazione dello stupidario da sei politico, al solito relativismo da incompetenza? Lo abbiamo ripetuto in più occasioni, semmai, tutte le cose, come tutte le persone, hanno la stessa dignità, ma non possono avere lo stesso valore! È un egualitarismo culturale che ovviamente danneggia ciò che è qualitativamente superiore. E poi chi potrebbe insegnare tale nuova materia, i professori di letteratura italiana? O quelli di storia della musica … Facile domandare: quale storia della musica, visto che tale materia nel nostro ordinamento è quasi del tutto assente?!! Quindi di Beethoven si continuerebbe a non parlare ma di De Gregori sì; gli studenti non sapranno chi è Giuseppe Verdi ma potranno vantare la conoscenza dei testi dei Righeira (Vamos a la playa oh, oh, oh, oh, oh)? Domandiamo se un capitolo a parte verrà dedicato ai cantautori più popolari: Celentano, Don Backy, Mino Reitano, Nicola Di Bari etc. Quindi anche Toto Cutugno con il suo “L’Italiano” sarebbe della partita?… No, la prego signor Ministro, Toto Cutugno no… Se c’è anche lui è veramente troppo: chi lo spiegherà a Beethoven?...

fonte: www.lindro.it

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