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di Francesco Bellomi
da "ScuolAmadeus" di dicembre 99
IERI
Negli anni d’oro del conservatorio, ma la cosa con poche varianti è in uso ancora oggi, l’insegnante veniva reclutato o attraverso un concorso per titoli ed esami (è successo raramente) o per un concorso per "soli titoli". Questa seconda modalità si chiamava una volta "per chiara fama". Nel tempo si è aggiunto un altro sistema tristemente noto: l’immissione "ope legis" detta volgarmente "sanatoria". Uno dei capitoli più tristi della storia pedagogica del nostro paese. Come si formavano gli insegnanti in conservatorio? Al massimo attraverso un periodo di tirocinio dopo il diploma (due anni) nel quale i neodiplomati fungevano da "maestrini", insegnavano cioè ai giovani allievi dei primi corsi sotto la supervisione dell’insegnante. Questo è tutto.
Al di fuori dei conservatori, nelle scuole delle bande, o nell’insegnamento privato: deregulation totale. Allora come oggi.
Il problema della formazione degli insegnanti è presente a livello legislativo almeno dal Regolamento Nazionale del 9 novembre 1861, dove si parla della preparazione musicale dei maestri elementari. Ma tutte le iniziative ministeriali successive, compresa la creazione nel 1941 di un apposito diploma di conservatorio (Musica corale e direzione di coro) con lo specifico compito di formare gli insegnanti di musica, si configurano più come un completamento delle conoscenze musicali che non come un reale approfondimento delle metodologie didattiche. Nel 1963 entra l’educazione musicale nella scuola media unificata. Gli attuali programmi appaiono nel 1979. Nel 1965 era apparso il corso straordinario di Didattica della musica, il primo che punta al sodo, cioè alla preparazione metodologica didattica e pedagogica dei futuri insegnanti. Sono gli anni nei quali una associazione nazionale, la SIEM, diventa un punto di riferimento forte per la formazione degli insegnanti e la diffusione della cultura musicale. I corsi di didattica sono pochi, la SIEM invece opera a livello capillare su tutto il territorio nazionale con innumerevoli corsi, convegni e altre iniziative.
Nel 1984 entrano in vigore i programmi della scuola elementare, nel 1991 gli orientamenti per l’attività educativa nella scuola materna, nel 1993 quelli della scuola media a indirizzo musicale.
Nel frattempo nascono le prime facoltà universitarie attraverso le quali accedere all’insegnamento della musica: il DAMS (Bologna, poi Cosenza, Roma tre, Torino) e Musicologia (Pavia, Università di Cremona). Sebbene all’interno delle rispettive facoltà esistano insegnamenti di carattere pedagogico, nessuna delle attuali guide alle facoltà universitarie segnala la presenza di un qualche indirizzo "didattico" all’interno della facoltà.. Solo Cremona indica fra i possibili sbocchi lavorativi l’insegnamento.
Fino a oggi il corso di Didattica della musica (che nel frattempo è divenuto diploma ordinario e si diffonde in molti conservatori) rimane l’unico specificatamente dedicato alla formazione degli insegnanti. Ma per uno di quegli assurdi tipicamente italiani il diploma non ha valore abilitante.
Un altro elemento da non trascurare è l’esplosione, a partire dagli anni ottanta, delle scuole di musica non statali. A parte la regione Trentino Alto Adige (Legge Regionale 30 luglio 1987 n° 12), nessun’altra regione italiana, e tanto meno lo stato, ha regolamentato i criteri di reclutamento del personale all’interno di queste realtà che costituiscono oggi la fetta più grossa del "mercato" dell’insegnamento musicale.
OGGI
Ritardi, confusione e disinformazione sono le tre parole d’ordine che riassumono l’avvio dei bienni di specializzazione, post-laurea e post-diploma, con valore abilitante. Vengono previsti con una legge del 1990, istituiti nel 1996, avviati, "a causa di problemi logistici ed organizzativi legati all’assetto generale delle università" solo nel 1999. La soluzione è quella di istituire non un biennio per ogni classe di concorso ma "una sola Scuola di specializzazione per ciascuna regione".. Conseguenza pratica: se il biennio abilitante di educazione musicale lo fanno solo a Udine allora anche i laureati e diplomati calabresi e siciliani dovranno frequentare la Scuola a Udine.
In una prima fase i diplomati di Conservatorio, di Accademia e di ISEF vengono esclusi. Poi con un decreto del novembre ‘98 il legislatore ripara alla gaffe. Nel frattempo appare chiaro che:
1) i posti previsti per musica sono alcune decine in tutta Italia (35 a Pavia, 15 a Bologna, 10 a Palermo);
2) le università non hanno alcun desiderio e fretta di accollarsi la gestione di questi corsi;
3) per quanto riguarda la musica in particolare, benché sia esplicitamente prevista dalla legge la possibilità di collaborare con i Conservatori e in particolare con il corso di Didattica della Musica, nessuna università ha la minima intenzione di avvalersi di questa collaborazione. Qualcuno crede ormai arrivato il momento di cantare il de profundis per i corsi di Didattica dei conservatori.
Nelle varie circolari si parla sempre della "massima sollecitudine" e con questa massima sollecitudine siamo arrivati alla buon’ora del settembre 1999.
Nel frattempo il legislatore ha avuto un’idea geniale, per risolvere il problema dei tirocini previsti e abbassare i costi: reclutare docenti in ruolo presso altre istituzioni scolastiche, opportunamente selezionati, che in posizione di "semi esonero" svolgano compiti di supervisione e di coordinamento del tirocinio. E’ chiaro: non diventano docenti universitari, mantengono il loro stipendio base e dopo due anni tornano al loro posto di origine. I soprannumerari hanno la precedenza. Al momento di andare in stampa sono già stati selezionati. Quanto agli studenti, i termini per le domande di iscrizione si sono aperti e chiusi rapidamente. L’articolazione delle materie e i programmi di insegnamento per Educazione musicale, che per il momento sembrano presenti solo Bologna (http://www.unibo.it/avl/news/news.htm), Palermo (http://www.unipa.it) e Pavia (http://www.unipv.it) nessuno li ha visti, né si conoscono, sempre al momento di andare in stampa, i nomi dei docenti: vogliamo scommettere che non sono ancora stati reclutati? Ciliegina finale: il costo medio per lo studente è di £ 1.500.000\2.000.000 per ogni anno di corso più 100.000 di tassa di iscrizione.
Concorsi fantasma
Il 17 marzo 1999 Berlinguer annuncia l’emanazione dei concorsi a cattedra per gli insegnanti della scuola dell’obbligo. Pubblicazione dei bandi il 13 aprile. Il giorno dopo le bozze dei bandi sono già consultabili su Internet. Partono decine di corsi di preparazione al concorso, organizzati da associazioni, sindacati, privati, e il mondo dell’editoria entra in fibrillazione. Il 30 maggio, dall’analisi dei dati offerti dai Provveditorati agli studi, risulta che in realtà non ci sono posti disponibili d’insegnamento per ben dodici classi di concorso, che vengono spensieratamente eliminate. Fra queste, l’Educazione musicale. Anche la possibilità di partecipare al concorso al solo fine del conseguimento dell’abilitazione (si renderanno pur liberi posti in futuro) è preclusa. Per centinaia di aspiranti, oltre al danno, la beffa. Si ripete ancora una volta solita storia: si assumerà come "precario" chi è senza abilitazione; poi una sanatoria lo metterà in ruolo, alla faccia di chi è pronto a sostenere un concorso regolare. Che non si fa, perché si guarda ai posti disponibili ieri, mica domani!
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