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Eros Ramazzotti: \"Basta elettronica! Il mio disco non sarà perfetto ma è vivo\"

Il cantautore romano pubblica il 12 maggio \"Perfetto, un album che racchiude 14 inediti. Tema centrale l\'amore e una visione positiva della vita, con grandi firme, da Zampaglione a Mogol, tra i collaboratori

Il cantautore romano pubblica il 12 maggio \

Esce il 12 maggio "Perfetto", il nuovo album di Eros Ramazzotti che arriva a due anni di distanza dal successo mondiale di "Noi". Racchiude 14 brani inediti e sarà pubblicato in contemporanea in 60 Paesi. Un lavoro sull'amore e su una visione positiva della vita. "Ho voluto fare un disco come si faceva una volta, senza elettronica e tutto suonato davvero - spiega a Tgcom24 -. Un album perfetto? Il titolo è ironico. Ma sicuramente è lavoro vivo".

Un lavoro ambizioso, dal respiro internazionale e al tempo stesso saldamente ancorato alla scena autorale italiana, con brani scritti da Francesco Bianconi (Baustelle) e Kabbalà, Pacifico, Federico Zampaglione e Mogol. Eros ha lavorato a "Perfetto" nel corso degli ultimi due anni, seguendo, forse per la prima volta, la lavorazione dall'inizio alla fine in ogni dettaglio. E in quanto al titolo, dietro di esso non si nasconde alcuna intenzione presuntuosa. "La perfezione non esiste - chiarisce subito -. Si tenta di raggiungerla ma non si riesce mai. Quindi il titolo è ironico e poi è un modo di dire universale, che noi usiamo come intercalare ma che usano anche all'estero".

Ci sono alcuni brani temi che ricorrono. Tipo il passare del tempo e la necessità di godersi il presente. In questo è cambiato il tuo atteggiamento verso la vita?
Oggi come oggi mi piace vivere alla giornata senza guardare troppo avanti. A vent'anni guardi al futuro, lo cantavo anche in "Terra promessa", oggi invece mi piace concentrarmi sul presente.

Per i testi dell'album ha collaborato con diversi autori celebri. Volevi dare più punti di vista rispetto al tema di fondo dell'amore?
Ho voluto mettere insieme più autori perché una delle mie particolarità è ottimizzare il lavoro: i miei album sono creati dalla prima all'ultima nota da me e i miei collaboratori. In questo caso oltre che una scelta è stata anche una sfida: prendere più autori e vedere se la mia voce potesse fare da elemento unificante delle loro peculiarità. Credo che la cosa sia riuscita.
 
Con Mogol vi conoscete da molti anni, eppure è la prima volta che scrive una canzone per te.
Sì. E' stato naturale lavorare insieme tanto che il pezzo gli è venuto di getto. Ha scelto lui il brano, ascoltando le canzoni che avevo pronte. Appena l'ha sentito ha preso un bloc notes e ha cominciato a scrivere e la prima versione era nel'80% del testo era uguale a quella definitiva.

Musicalmente l'album sembra guardare molto all'America. Il singolo "Alla fine del mondo" poi, con le sue atmosfere country, ha spiazzato molto. Come mai questa scelta?
E' da tanti anni che faccio i miei dischi negli Stati Uniti, anche per dar loro qualcosa in più. Mixare la nostra cultura con la loro e rendere internazionali le mie canzoni. 

Ma in questo lavoro c'è qualcosa di diverso?
Ho voluto suonare il disco come non si usa più da tanti anni. L'elettronica ormai è padrona della musica, tutte le canzoni che senti sono fatte in quel modo e poi dal vivo o usi le basi o si fa fatica a riprodurre lo stesso suono. Invece questo lavoro è molto vivo, ha molto sangue e spero dia l'emozione giusta. 

Il tuo co-autore Claudio Guidetti ha detto che "non hai mai cantato così bene e così intensamente". Hai avuto un approccio diverso nel realizzare questo disco?
Sicuramente che l'ho seguito dalla prima all'ultima nota. In passato davo idee, spunti ma poi quando si trattava di realizzare per esempio i provini, io ero in giro a fare promozione o concerti. Invece questo l'ho curato in ogni dettaglio dall'inizio alla fine. E poi ho smesso di fumare da un po' e quindi la voce è migliorata molto. 

Fonte: www.tgcom.it

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