Condividi su Facebook

News

Fedez, le contraddizioni di un rapper Dai centri sociali al successo

Le critiche alla tv e la partecipazione a un talent o gli attacchi ai ritrovi modaioli (dove poi va) «Sì sono incoerente, lo era anche Caravaggio»

Le critiche alla tv e la partecipazione a un talent o gli attacchi ai ritrovi modaioli (dove poi va) «Sì sono incoerente, lo era anche Caravaggio»

di Andrea Laffranchi

Diversamente rapper. In questa autodefinizione sta il personaggio Fedez. E anche la difficoltà nell’inquadrarlo. L’anomalia di Fedez non è solo musicale. Sono la sua provenienza, il suo modo di comunicare, il suo approccio alla carriera e al successo che vanno letti con chiavi diverse da quelle che siamo abituati ad utilizzare. 

La comunità hip hop non perdona il successo. «È commerciale» detto di un rapper è come un bollino d’infamia per i fan duri e puri. E nei commenti sotto i video di YouTube le tifoserie si scatenano con insulti. La chiude con una battuta. «Ti odiano non quando ti vendi ma quando ti iniziano a comprare». 
Successo visto come tradimento, quindi, ma successo che storicamente è l’obiettivo di qualsiasi rapper. La musica come mezzo di riscatto sociale. E allora ecco diamanti, i macchinoni, l’esagerazione che a partire dalla old school americana diventano un modo per dire ce l’ho fatta, per certificare l’uscita dal ghetto. Anzi, c’è chi se la tira prima ancora di essere arrivato. 
Forse questo dovrebbe valere meno per chi arriva dai centri sociali dove il sistema è qualcosa da sgretolare più che da scalare. «All’inizio l’imborghesimento mi ha spaventato», ha detto il rapper. «Poi ho capito che devo prendere l’arte per l’arte e il lavoro per il lavoro. Devi portare il tuo mondo dentro un contesto senza svilire la tua dignità». E così la contraddizione, almeno a parole, è risolta. 
Però siamo a un passo dall’incoerenza. Anche qui Fedez ha trovato il modo di uscirne. Rivendicandola come qualità del vero artista. Con addirittura la benedizione di Francesco De Gregori, il Principe del cantautorato, che per il suo concerto gli ha regalato una testimonianza video sul tema. 
Fedez usa anche Caravaggio come scudo. «Chi più incoerente di uno che prendeva soldi dalla Chiesa e usava delle prostitute come modello per dipingere la Madonna?», dice. «L’apoteosi di quel che si suole definire “sputare nel piatto in cui si mangia”. Ogni grande artista è incoerente, ogni grande artista prima o poi sputa nel piatto in cui mangia».

Le contraddizioni del 25enne sono tutte sotto la luce del sole però. Nel mondo della canzone sono tanti quelli che prestano la musica o l’immagine a un marchio. Raro che qualcuno lo ammetta. Si fa, si incassa, ma non si dice. Fedez invece racconta il come e, senza pudori, anche il quanto del sistema. 
Da comunicatore senza freni (ma con le mani ben fisse sul volante tranne quella volta che sul caso NoExpo è finito vittima dei suoi stessi tweet un po’ troppo confusi) ha anche un rapporto elettrico con la politica. Chiedere a Giovanardi, Salvini o Gasparri. 
Sta con Grillo e i 5 Stelle, attacca la «casta», se la prende con chi resta attaccato alla poltrona. «Qualcuno pensa che la politica mi sfrutti. Magari è vero il contrario...». Duro sì, anche puro? «Candidato mai. Non voglio essere un esempio di onestà e senso civico. È il sistema che renderebbe corruttibile anche me», dice con assoluto candore. 
E che dire delle rime taglienti di «Alfonso Signorini (Eroe nazionale)», hit da 8 milioni di clic su YouTube sui vizi e vizietti del nostro Paese? Il giornalista ne esce come una caricatura. Però nel video della canzone chi c’è? Signorini in persona, con tanto di tutina rosa. Il cortocircuito è completo quando vedi Fedez e la fidanzata sulla copertina di «Chi» dopo aver ascoltato «L’amore Eternit» in cui lui si immagina che lei preferisca «stare sotto le coperte e non sopra le copertine». 
Di sicuro Fedez ha capito le contraddizioni dello star system. E le sfrutta. O ci sguazza.

Fonte: www.corriere.it
Duro e puro, ma anche pieno di contraddizioni. Nelle rime Fedez prende di mira la Milano coca-sushi e modelle, i locali fighetti e poi te lo ritrovi nel privé del Just Cavalli teatro dell’incidente dell’altra sera. Non risparmia critiche taglienti alla televisione italiana ed eccolo giudice di «X Factor». 
L’accusa di essere passato dalla parte del nemico non lo lascia indifferente. «Vengo dal mondo dei centri sociali e sono orgoglioso di dire che sono stato in corso Como (la zona dei locali modaioli milanesi ndr) per la prima volta due anni fa. Ed era per lavoro».

2016 © Edumus.com è proprietà di Export Digitale Srl - Sede legale e operativa: Via L. de Libero, 8 - 04022 Fondi (LT) -
P.IVA, C.F. e CCIAA di Latina IT02851780599 - Cap. Soc. 10.000€ i.v. - REA: LT-204311

--