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Giordano Bruno, un’altra pira

L’opera di Francesco Filidei ispirata alla figura del filosofo sarà rappresentata il 7 novembre a Milano per il Festival di Milano Musica 2015

L’opera di Francesco Filidei ispirata alla figura del filosofo sarà rappresentata il 7 novembre a Milano per il Festival di Milano Musica 2015

Il teatro si affaccia nel tredicesimo appuntamento del Festival di Milano Musica 2015 con Giordano Bruno, opera nuova composta da Francesco Filidei su libretto di Stefano Busellato, in collaborazione con Antoine Gindt e il contributo di Nanni Balestrini. Nella sala del Teatro Strehler trova spazio il 7 novembre (alle ore 20.30) uno degli impegni più grandi che Milano Musica abbia fino ad oggi affrontato, con una produzione cui partecipa il Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa,resa possibile dal sostegno di Intesasanpaolo. 

Francesco Filidei, classe 1973, compositore il cui valore è riconosciuto e la cui ascesa sottolineata da un Premio Abbiati 2015, sceglie un soggetto che sollecita riflessioni, sospeso fra storia e simbologia. L’opera prende avvio e ispirazione da un’immagine, che le rimane centrale, racconta Filidei: «il corpo vivo di Bruno che tocca il legno e diventa cenere, e la pira inanimata che lo brucia…Perché sento il bisogno di lavorare con elementi fortemente intuitivi, primari». Quattro personaggi (Bruno, Papa Clemente VIII e due Inquisitori: baritono, controtenore, tenore e basso), un coro di dodici voci “soliste” e un organico strumentale arricchito da timbri insoliti, muovono la partitura raccontando il processo e il martirio di Giordano Bruno in 12 scene specularmente divise in due parti: quelle ‘filosofiche’,  dove sono esposte le diverse tesi di Bruno, e quelle ‘processuali’, dove viene rispettato l’ordine cronologico storico, dall’arresto al supplizio.
«Ho immaginato l’opera - precisa Filidei - quasi come una serie di quadri più o meno antichi, in cui l’elemento particolare è dato dalla disposizione, come se fossero incastonati in una struttura metallica contemporanea che ne fornisce il senso… ogni scena corrisponde a una nota che mantengo per tutta la sua durata… ogni nota ha il suo colore: restiamo quindi a lungo immersi in una sola tonalità, un’unica atmosfera. Questo sistema si collega ai principi mnemotecnici di Giordano Bruno, che molto ha scritto sulla magia e la memoria. Nel De umbris idearum, ad esempio, l’autore sviluppa dei metodi per ritrovare facilmente un’idea grazie al principio di associazione per immagini. Inventava dei luoghi di memoria dove recuperava le idee.
Su questo spunto, ho immaginato le scene come luoghi di memoria, ognuna associata a un’immagine, un colore. Bisogna aspettare l’undicesima, quella del rogo, per ritrovare tutte le note delle scene precedenti, dove tutti i colori si confondono, dove finiamo per distruggere quello che abbiamo costruito
».

Da un’intervista a cura di Solène Souriau (Parigi, 13 aprile 2015)
Per gentile concessione del Festival Musica di Strasburgo.

Qualche luogo comune da correggere 
«Giordano Bruno – scrive Stefano Busellato, autore del libretto - fu lontano dall’essere la statuaria figura che oggi troneggia, bronzea e accigliata, in Campo de’ Fiori. Aveva «nome certo più lungo che il corpo» e volle tutto fuorché immolarsi. Solo i fanatici cercano la morte per dire vere le proprie convinzioni. Bruno invece tentò in ogni modo di evitare quella sentenza capitale che al tempo, a dire il vero, era più difficile fosse pronunciata di quanto oggi crediamo.
Con abilità pari ad imperizia, con tanta astuzia quanta ingenuità egli cercò di avere salva la vita. Fu disposto ad abiurare, e lo fece (scene V e VII), tentando di ammettere la colpa all’interno di una strategia che al contempo gli permettesse di ribadire alcuni fondamenti della propria visione, e a Venezia vi riuscì. Si illuse di poterlo fare anche a Roma, ma una non perfetta lettura della nuova situazione politica, una sottovalutazione delle forze avverse e un’enorme dose di sfortunate contingenze lo gettarono su di una via senza ritorno.
La storia di Bruno è la storia di una sconfitta
 – conclude Busellato –, così come oggi il suo pensiero resta relegato ad affluente minore della filosofia occidentale che invece prese altro corso, un affluente però tra i più ricchi e lucenti, che sgorga con Eraclito, passa per Spinoza, Schopenhauer, e giunge almeno fino a Nietzsche».


Biglietti in vendita durante tutto il Festival, tutti i giorni, da lunedì a sabato (ore 12-18), alla Biglietteria di Milano Musicapresso la Biglietteria del Teatro alla Scala, piazza del Duomo, Galleria del Sagrato (MM 1, 3 – DUOMO). Nei giorni dei concerti la Biglietteria è aperta presso le rispettive sale un’ora prima dell’inizio del concerto. Per i concerti al Teatro alla Scala è possibile acquistare i biglietti anche il giorno stesso, dalle ore 18 fino all’inizio del concerto, presso la Biglietteria serale  di via Filodrammatici.

Fonte: www.amadeusonline.net

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