Condividi su Facebook

News

L'improvvisazione nell'educazione musicale e strumentale: il pianoforte


Intervento tenuto da M. Luisa d'Alessandro al CONVEGNO NAZIONALE 2003 CITTA' DELLA SCIENZA
PROGETTO LAVIM - Laboratorio vivo della musica

INTRODUZIONE
Prima di entrare nel merito dell'argomento, desidero citare una frase di E. Jaques-Dalcroze: "L'acqua sorgiva che lotta contro la resistenza delle pietre e delle rocce, crea delle forme spesso più belle di quelle create dallo sforzo paziente della pialla e del martello". Cosa vuol dire Dalcroze con queste parole? Che spesso l'espressione musicale spontanea, ovvero l'improvvisazione, può essere più bella di quella creata al tavolino con lavoro di pazienza e riflessione, cioè la composizione.

IMPRO E DIDATTICA MUSICALE
In ambito didattico-musicale l'utilizzo di modelli improvvisativi dà risultati di grande significato espressivo e di reale valore educativo. Questo perché l'improvvisazione è esprimere un pensiero appena concepito; cioè sviluppa un atteggiamento profondamente attivo nel momento in cui si fa musica, sviluppa la rapidità di decisione e di realizzazione, di concezione immediata delle strutture, di comunicazione diretta fra l'anima e il cervello che concepiscono e le dita, la mani e le braccia o la voce che realizzano. L'improvvisazione sviluppa capacità specifiche dell'ambito musicale, che però investono anche la sfera formativa generale: attenzione, concentrazione, memoria, capacità di analisi e sintesi, sviluppo della creatività e della fantasia, coscienza di sé, autocontrollo, prontezza di riflessi.

LAVIM
Fra le proposte didattiche del progetto LaViM si trova una scheda che si intitola "A scuola di improvvisazione". In questa scheda viene presentato un percorso didattico-improvvisativo ricco di spunti immaginativi molto interessanti, che prevede da parte degli alunni un atteggiamento sempre più indipendente e attivo rispetto alle proposte musicali dell'insegnante: nella prima fase imitano la proposta data, in una intermedia vengono condotti a rielaborare il modello dato e infine vengono messi in condizione di proporre un'idea originale.

IMPRO E DIDATTICA STRUMENTALE
L'improvvisazione viene impiegata anche nella didattica strumentale con risultati molto soddisfacenti dal punto di vista formativo. Tutti gli aspetti formativi di cui ho parlato riguardo all'improvvisazione nell'educazione musicale esistono in quella strumentale, visto che l'educazione strumentale non può essere scissa da quella musicale. In ambito strumentale, inoltre, l'improvvisazione ci dà la possibilità di mettere in atto una didattica strumentale dall'approccio più naturale e spontaneo di quanto non succeda nella didattica tradizionale, quella con cui generazioni di musicisti sono state avvicinate allo strumento.

PERCHE'?
La didattica tradizionale comincia con la lettura delle note. Uno dei motivi che ci spingono a distaccarcene è la necessità di cercare vie più vicine a quelle dell'approccio al linguaggio parlato; quando i bambini imparano a parlare, infatti, lo fanno perché ascoltano gli adulti e li imitano, non perché imparano prima a leggere l'alfabeto. Parallelamente, è fondamentale che il bambino entri in contatto diretto con il suono, con la differenza fra le altezze dei suoni, con le differenze di dinamica, di agogica, di fraseggio, di articolazione ecc. prima di imparare i segni con cui si indicano quegli elementi, e cioè prima di imparare la notazione. Infatti, la notazione è solo un codice che sottintende la conoscenza del linguaggio che esso esprime, a cui fa riferimento. In altre parole, la notazione non è il suono, ma il segno con il quale noi indichiamo il suono. Del resto la storia ci viene in aiuto, ad esempio, la notazione mensurale è nata quando la pratica polifonica esisteva da tempo, come supporto all'esecuzione, per favorirne la memoria ecc. L'improvvisazione ci permette de far musica dal primo momento senza mediazioni

PIANOFORTE
In questo contesto si parla dell'approccio pianistico, ma i principi sui quali si basa il processo descritto sono trasferibili anche agli altri strumenti, sebbene il pianoforte abbia dei vantaggi che altri non hanno.
Apro una parentesi a questo proposito:
Vantaggi:
- visivamente presenta caratteristiche molto chiare, come i tasti neri e bianchi, cosa molto stimolante, per un bambino;
- timbricamente è molto vario; essendo formato da diversi materiali, come i tasti, il legno, le parti metalliche e le corde stesse, possiamo trarne timbri davvero diversi e numerosi, se spingiamo il bambino ad acquisire un'elasticità mentale che gli faccia usare non solo i tasti, ma il pianoforte in ogni sua parte;
- ha possibilità espressive quasi illimitate, data l'estensione ampia dei registri, i pedali, la dinamica, la polifonia
Fra i vantaggi ce n'è uno che è anche uno svantaggio, a lungo andare, e cioè il fatto che il suono è lì già pronto; è sufficiente premere un tasto e avremo un suono, il che costituisce un elemento gratificante, un prodotto soddisfacente, per un principiante; però il rischio è che lo studente non venga educato ad ascoltare e a curare il proprio suono proprio perché lo ottiene così facilmente. E succede che alcuni pianisti rimangano "sordi", non siano coscienti del loro suono e non percepiscano differenze drammaticamente importanti come quella che c'è fra staccato e legato, fra un fraseggio lungo e uno breve, fra modo maggiore e modo minore ecc. Questo succede molto difficilmente per gli strumentisti ad arco e a fiato, che lavorano sodo prima di ottenere un suono apprezzabile.
Svantaggi:
- l'impossibilità di prolungare il suono con un crescendo.
- non c'è contatto diretto fra l'esecutore e la produzione del suono.
- le dimensioni che non facilitano l'appropriazione, l'interiorizzazione di questo "oggetto sonoro". Spesso, anzi, rimane talmente al di fuori per tutto il corso di studi che molti lo abbandonano subito dopo il diploma. Quest'ultima è un'ulteriore ragione per stimolare un approccio che implichi una relazione fisica stretta fra il bambino e lo strumento, un approccio non mediato.

COME?
Vediamo in che modo possiamo farlo: lavorando in gruppo, perché il gruppo stimola, fa crescere, rende attenti. Inoltre ci si serve di un linguaggio fatto di suoni non strutturati secondo schemi armonico-melodici prestabiliti; quindi non sarà né linguaggio tonale, né modale, né pentafonico, ma solo il suono che risulta dal gesto dei bambini.

FASE ESPLORATIVA
La prima fase è esplorativa, cioè si presenta lo strumento come un oggetto da scoprire. Si porteranno i bambini a conoscere le possibilità espressive dello strumento, a trarre suoni dai diversi materiali adoperando non solo le dita, ma anche le mani, le avambraccia, i pugni chiusi, in tutti i modi utili servendoci di più linguaggi extra musicali paralleli, vale a dire:
- del movimento, che è un tramite efficacissimo per la comprensione e la interiorizzazione del ritmo e dei parametri musicali
- di suggestioni immaginative, che ci aiutano a collegare l'oggetto che vogliamo far conoscere ai bambini con il loro bagaglio di esperienze quotidiane
Avremo così suoni singoli, cluster, glissando e quant'altro il gruppo potrà inventare. Non è difficile per un maestro creativo che conosca i bambini guidarli nei loro progressi sulla tastiera, immaginando piccoli giochi con tutti i parametri del linguaggio musicale, (la dinamica, l'agogica, il fraseggio, le articolazioni, i registri). Si può far notare che le dita camminano sulla tastiera come pesanti camion o come veloci automobili da corsa; stimoleremo gli spostamenti in altezze e in larghezza immaginando che lemani saltino sui tasti come martelli; faranno balzi come fossero pulci; saltelleranno come passeri; si chiudono gli occhi lasciando le dita andare da sole; si salta sui tasti al ritmo di una canzone conosciuta; si accelera, si rallenta per imitare un treno che parte e poi si ferma in una stazione; si immaginano dei dialoghi fra le mani; e liti fra le mani in cui parlano contemporaneamente; si imita il cinguettio degli uccelli e il passo pesante dell'orso.

FASE SUCCESSIVA: dalla fase esplorativa, si passa spontaneamente a quella in cui mettiamo in relazione fra loro gli elementi che abbiamo scoperto: per esempio una sequenza di cluster suonati forte e una sequenza di suoni singoli suonati piano; oppure staccato e forte, legato e piano; si può stimolare un'ulteriore abilità col principio della dissociazione, chiedendo di fare ciò che non viene spontaneo, per esempio cluster suonati piano e suoni singoli forte; sviluppare un'idea a 4 mani chiedendo a uno dei due esecutori di imitare quel che fa l'altro; poi chiedendogli di fare il contrario di quel che fa l'altro. Le attività in duo o d'insieme sviluppano capacità di ascolto, analisi, memoria, di pronta reazione

FORME: Nascono così forme musicali vere e proprie come AB, ABA, RONDO'. Una volta che dal lavoro di gruppo è nata un'idea è importante parlarne, ovvero che i bambini ne parlino stimolati dall'insegnante per avviare il processo di comprensione di ciò che si è creato e da cui possiamo trarre principi di carattere generale, secondo la legge per cui la teoria deriva dall'esperienza diretta e non viceversa. Per facilitare questo processo è utile servirsi di supporti grafici. (Ad esempio, se si vuole che la classe assimili il concetto di rondò, si può rappresentare questa forma attraverso un triangolo che si alterna con il cerchio, il quadrato, il rombo ecc.; oppure una mela che si alterna con pere, ciliegie, ananas e loro stessi). Poi possiamo stimolare la produzione grafica da parte dei bambini per esprimere un prodotto del lavoro fatto e servirci di quello per memorizzarla, per rieseguirla, come una sorta di notazione spontanea.

MOTIVAZIONE: Quando il bambino si è reso conto che le sue dita, le sue mani, le sue braccia hanno una propria vita allora si sarà svegliata la sua volontà, così l'immaginazione; da questo momento il maestro può tentare di dare spiegazioni, dare regole, esigere una certa disciplina. Il bambino non si annoierà, anzi. Infatti, dal momento che la curiosità infantile si è svegliata le domande si moltiplicano ed entra in gioco l'amor proprio: il bambino esigerà dalle sue dita prestazioni sempre più grandi. Questo è il momento che tutti gli insegnanti aspettano: il momento in cui l'allievo trova dentro di sé la motivazione a fare ciò che l'insegnante vuole che lui faccia.

LAVIM: Nella scheda dell'attività che si intitola "Un magico giocattolo sonoro", si trova un esempio di percorso didattico strumentale di questo genere. Si articola in 4 attività che partono dall'esplorazione e arrivano alla sonorizzazione di una storia inventata dai bambini attraverso l'improvvisazione pianistica.
L'attività improvvisativa di gruppo in genere precede e poi affianca lo studio tattile strumentale e rimane importante per tutto il corso di studi. Anche in età adulta, infatti, l'improvvisazione concorre a tenere sveglia la coscienza e la capacità di analisi di ogni tipo di musica che si ascolti o che si suoni.
Concludo con un'altra importante affermazione di Dalcroze: Sono rari i maestri di pianoforte che, nelle lezioni che impartiscono ai bambini, sappiano trovare il tempo di far precedere gli studi puramente tecnici da esercizi destinati a sviluppare in senso generale la loro musicalità e a indurre in loro il desiderio di esprimere i propri sentimenti sul pianoforte. L'educatore deve costantemente cercare di svegliare i sentimenti degli allievi e di suscitare in loro il bisogno di tradurli e di dar loro una forma.

BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE:
E. J. Dalcroze: Il ritmo, la musica, l'educazione (a cura di Louisa Di Segni, Ed. ERI)
E. J. Dalcroze: Souvenirs. Notes et critique (Ed Victor Attinger, Paris)
E. J. Dalcroze: Le rythme et nous (Ed. Slatkine - Genève)
J. Paynter: Suono e struttura (EDT)

2016 © Edumus.com è proprietà di Export Digitale Srl - Sede legale e operativa: Via L. de Libero, 8 - 04022 Fondi (LT) -
P.IVA, C.F. e CCIAA di Latina IT02851780599 - Cap. Soc. 10.000€ i.v. - REA: LT-204311

--