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La grande riscoperta di Nordio


di Stefano Cascioli

Finalmente, dopo tanto tempo, la discografia riscopre un patrimonio inestimabile di musica italiana, caduta ingiustamente nell’oblio. Nell’immaginario collettivo, l’Italia musicale è sempre stata connessa al bel canto e all’opera. Ora, in riferimento alla musica contemporanea, si ricordano facilmente tutti coloro i quali vennero coinvolti nelle avanguardie del secondo dopoguerra, che ha visto interessato non solo il Belpaese (Berio, Nono e Bussotti, per citarne alcuni), ma anche Francia e Germania. Solo che, a differenza di quanto accaduto negli altri paesi, in Italia si è voluta dimenticare la musica degli autori precedenti, ripudiati perché considerati di regime.

Pizzetti, Malipiero, Petrassi, Respighi, Casella, Dallapiccola e molti altri ancora sono stati accusati di scrivere musica per il regime fascista, considerando i loro lavori automaticamente non degni di esecuzione. Il problema è che sono stati messi tutti sullo stesso piano, mentre in realtà le posizioni dei compositori sotto il ventennio erano molto diverse tra loro. Alcuni erano strenui sostenitori del fascio (Respighi e Pizzetti su tutti), altri semplicemente avevano la tessera del partito per soli fini lavorativi, alcuni appoggiarono all’inizio gli ideali fascisti, ma poi se ne pentirono (Dallapicolla ne è un esempio celebre), altri ancora erano persino antifascisti. È il caso di Mario Castelnuovo-Tedesco, compositore fiorentino, di origini ebraico sefardite, che manifestò sempre il suo astio nei confronti della dittatura fascista, tanto più dopo la promulgazione delle leggi razziali, che lo costrinsero a fuggire in America. Probabilmente la sua volontà di rimanere negli Stati Uniti dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale e la sua dichiarata posizione anticomunista, gli hanno impedito di tornare al successo in Italia, dove la fama arrivava anche grazie ad una certa fede politica. L’unico di questa generazione a non sparire del tutto è stato Respighi. Va detto, però, che si è rivelato fondamentale l’apporto di Toscanini, che, fuggito anch’egli dalla barbarie fascista, in America fece conoscere i  poemi respighiani, che ebbero un notevole successo.

Questa piacevole riscoperta la dobbiamo a Domenico Nordio, tra i migliori violinisti del momento, che ha recentemente inciso per Sony i principali capolavori per violino di questi compositori. Sinora sono usciti due cd: il primo in cui esegue il Concerto Gregoriano di Ottorino Respighi, L’Elogio per un’ombra per violino solo di Goffredo Petrassi e la Tartiniana Seconda di Luigi Dallapiccola (accompagnato dall’Orchestra Filarmonica Arturo Toscanini, diretta da Muhai Tang); il secondo, invece, include due concerti, quello di Casella, e il secondo di Castelnuovo-Tedesco, I profeti (stavolta con l’Orchestra della Svizzera Italianadirettore Tito Ceccherini).

Quest’ultima incisione mi ha particolarmente colpito, soprattutto per la qualità dei brani proposti. L’accostamento è impeccabile, perché i due concerti hanno molto in comune. Scritti a distanza di pochi anni (le prime esecuzioni furono nel 1928 per il concerto Casella, nel 1933 per I profeti di Castelnuovo) sono entrambi dedicati a due violinisti leggendari (rispettivamente Szigeti e Heifetz), e hanno una costruzione compositiva abbastanza simile, non tanto dal punto di vista formale, quanto per la qualità della “stesura” del testo. Non solo in Casella e in Castelnuovo, ma in tutti i compositori di questa generazione si avverte un certo fascino per la ricerca di sofisticati timbri orchestrali, sicuramente ispirati dalla corrente impressionista francese, alla quale abbinano un uso saccente ed equilibrato della modalità antica. Mentre, però, per alcuni autori questo studio delle scale modali era diventato quasi un vincolo (si pensi al Concerto Gregoriano), in Casella e in Castelnuovo risulta l’elemento fondamentale di un linguaggio che comunica qualcosa di più profondo. Soprattutto in Castelnuovo, si avverte una certa malinconia che viene emessa con una voce sofferta, in tono decadente. Come se avesse già previsto l’orrore del nazifascismo e della guerra, l’emanazione delle leggi razziali e la fuga forzata in America.

Una nostalgia sofferta che Nordio ben coglie ed interpreta con incredibile eleganza.   

Fonte: wwww.musica.oppureblog.com

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