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La maestrina dalla penna viola


di Carlo Delfrati
da 'ScuolAmadeus' di novembre 2004

All'inizio dell'anno scolastico un quotidiano riprendeva da una frequentata TV d'oltreoceano la sconvolgente notizia: la maestra che sottolinea in rosso gli errori degli alunni ottiene il risultato di demoralizzarli. Per far sì che accettino positivamente la nota di biasimo c'è una soluzione semplice: sostituire il rosso con il viola. Anzi con il lilla!
Da che mondo è mondo chi entra a scuola è stato educato a uscirne con i quaderni gonfi di segni rossi. Rosso sotto l'errore di punteggiatura nel quaderno di grammatica, rosso sotto l'improprietà linguistica nel tema, rosso sotto la soluzione sbagliata del problema di geometria... Rosso anche sotto l'errore di dettato nella classe di solfeggio, rosso sotto le quinte parallele del basso armonizzato. Giusto l'insegnante di strumento non saprebbe che farsene della matita, e allora censura l'errore con la parola (nei casi estremi la parolaccia) o con il gesto (nei casi estremi, un gesto da imprimere bene nella memoria).

Lasciamo ai cromoterapeuti il verdetto se il viola attenui la frustrazione che un biasimo inevitabilmente procura al condannato. E proviamo a considerare la questione da un punto di vista diverso: quello di una maestra, anche una maestra di solfeggio, di armonia, di composizione, che riempie sì il quaderno dell'alunno di segni rossi; però con un criterio diametralmente opposto a quella consueto: sottolinea nel tema la bella espressione linguistica, il pensiero originale, la coerenza logica; evidenzia con la matita la soluzione esatta del problema geometrico, o del dettato melodico, o della raffinata armonizzazione del canto dato. Sottolinea di rosso naturalmente: perché il rosso è un colore sgargiante, associato a energia, vitalità, festa, ben adatto a mettere in risalto i successi.

Siamo nel regno di Utopia, si sa: anche se la sottolineatura della bella prestazione dell'allievo non esclude che un tale inesistente insegnante, in seconda battuta, gli faccia prendere coscienza degli errori e gli spieghi come evitarli in futuro. Ma un'attenzione maggiore al problema di fondo potrebbe aiutare a ottenere risultati migliori dagli alunni. Detta in termini elementari, l'alternativa è tra una guida "al negativo" di un allievo e una guida "al positivo": tra una guida concentrata principalmente sugli errori e una sui risultati raggiunti. Non c'è psicologo che non ci informi sulla differenza tra una comunicazione al negativo e una al positivo. Proviamola: "Non stai male con quel vestito"; oppure "Stai molto bene con quel vestito". "Questa modulazione alla terza maggiore non è spregevole"; oppure "Questa modulazione è eccellente". Cambia qualcosa in chi riceve il messaggio?
Il "non", al quale siamo così facilmente portati, ogni giorno, si porta dietro inevitabilmente qualcosa di repressivo: "Non mangiare con le mani!" Perché non: "Mangia con la forchetta"? "Non rallentare su queste battute!" Alternativa: "Mantieni bene il tempo su queste battute!" Purtroppo l'insegnamento viene dall'alto: "Non mentire": perché non "Di' sempre la verità"?. "Non desiderare la donna d'altri": perché non suggerire quale sia la donna da desiderare? (C'è piuttosto da credere, con Benigni, che Mosé avesse seri problemi di udito al momento di ascoltare i comandamenti...). Molto più efficace il buon Carlo Goldoni, nelle sue Memorie: "Non è forse meglio conquistare i cuori con le attrattive della virtù che con l'orrore del vizio?"

Sappiamo quanto sia importante per un bambino sentirsi approvato e gratificato dall'adulto. E la gratificazione lo rende molto più disponibile al progresso, al miglioramento. Il fatto è che mentre tutti conosciamo bene la valutazione al negativo, una valutazione al positivo richiede un impegno, una disponibilità e anche una creatività non da poco. Nel forum di Edumus (http://www.edumus.com/forum/) è aperto il dibattito, e il racconto di esperienze condotte nell'ora di musica.

Un caso singolare è offerto da quella scuola in cui si insegna ai ragazzi stessi a compiere un'autovalutazione. Li vediamo impegnati in un lavoro di gruppo, per la precisione a realizzare la sonorizzazione di una poesia con i loro strumenti musicali. I gruppi lavorano, poi ciascuno fa sentire il proprio risultato. Dopo l'ascolto, si valuta. Nella pratica tradizionale è l'insegnante stesso a intervenire sul lavoro realizzato dai ragazzi, fornendo il proprio giudizio: che è sostanzialmente un'individuazione dei difetti. Nella nostra scuola gli stessi compagni sono sollecitati a fornire il proprio giudizio. Se sono cresciuti con un'educazione al negativo, interverranno a criticare il lavoro dei compagni; a evidenziare quello che non va ("Qua è sbagliato, là non ha senso, qui è brutto, lì non bisognava suonare così..."). Ma l'insegnante in questione si è dato proprio il compito di educare i ragazzi ad assumere un comportamento al positivo. Ecco allora la scolaresca sollecitata a esprimersi sul lavoro dei compagni con due precise domande, rigorosamente in quest'ordine. La prima: "Che cosa trovate di interessante nel lavoro dei compagni? Di originale? C'è qualcosa che vi è piaciuto particolarmente? Qualcosa che vi ha sorpreso? Qualcosa a cui voi non avete pensato, nel vostro compito, e loro sì?..."

La tentazione di intervenire con critiche negative viene neutralizzata richiamando, serenamente ma inflessibilmente, alla consegna data. A questo punto, sarebbe facile cadere nella tentazione di chiedere ora ai ragazzi "che cosa non va (non piace, non è originale, è brutto e scontato...)". L'individuazione dei limiti è pure un compito importante, sia per chi li individua dall'esterno sia per chi li ritrova nel proprio lavoro. Ma anche qui la strategia è coerente. E allora la domanda si rovescia: "Se i compagni vi chiedessero un consiglio per rendere ancora migliore il loro lavoro, che cosa suggerireste?". La critica negativa è capovolta in proposta costruttiva, fondata sulla collaborazione e sulla solidarietà. Che forse di questi tempi - se posso lasciarmi andare per una volta a un termine negativo - non è poi una consegna da sottovalutare, dentro e fuori l'aula di musica.

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