Recensioni
Misha Aster, L'orchestra del Reich. I Berliner Philharmoniker e il Nazionalsocialismo, Rilegato pp. 340, Zecchini 2011, Codice EAN: 9788865400128
I contenuti
Nel 1933, quando Hitler viene nominato cancelliere del Reich tedesco, i Berliner
Philharmoniker, l’istituzione culturale forse più prestigiosa della
Germania, sono in gravissima crisi economica: la loro scelta orgogliosa di mantenere
l’autonomia gestionale – i musicisti infatti sono azionisti della
società – non è più sostenibile finanziariamente,
e i sussidi ottenuti negli ultimi anni dal comune di Berlino, dalla Prussia
e dal Reich non sono sufficienti a garantirne l’esistenza. Ma Joseph Goebbels,
potentissimo neo-ministro per l’educazione del popolo e la propaganda,
intuisce che i Berliner Philharmoniker possono essere un formidabile strumento
di diffusione del “meglio della Germania”, in patria e all’estero:
decide quindi non solo di salvare l’orchestra, ma di farne una branca
del proprio ministero. I musicisti, da imprenditori, diventano dipendenti pubblici,
perdendo la propria indipendenza ma acquisendo dei privilegi inauditi: salari
regolari e generosi, prestigio, fama e – più importante di tutti
– l’esenzione dalla leva militare, confermata fino agli ultimissimi
giorni antecedenti la caduta di Berlino. Negli anni del Terzo Reich i musicisti
devono suonare, in patria e all'estero, su ordine di Hitler: ai raduni del partito
a Norimberga, in occasione dell'apertura dei Giochi Olimpici del 1936 a Berlino,
e più tardi anche nei territori occupati. Il libro dello storico canadese
Misha Aster è il primo tentativo di far luce su questo singolare rapporto
di sfruttamento reciproco fra l’orchestra e il Nazismo, attraverso un’analisi
scrupolosa, documentata e imparziale degli aspetti culturali, sociali, economici
e politici: centrale, naturalmente, è la figura di Wilhelm Furtwängler,
fino al 1934 direttore musicale dei Berliner e in seguito figura di riferimento
dell’orchestra, la cui ambiguità nei confronti della barbarie nazista
riflette in maniera esemplare la ricchezza di sfumature del rapporto fra arte
e politica di quegli anni. Il regime ha utilizzato l'orchestra – e l'orchestra
ha approfittato del regime. Si è trattato di uno stato di emergenza di
lungo periodo – per così dire – in cui i musicisti cercarono
di conciliare autonomia artistica e direttive ideologiche: senza dubbio i Berliner
beneficiarono di un trattamento privilegiato da parte del governo nazista, ma
l'orchestra cercò sempre di opporsi alla pesante tutela, musicale e politica.
Uno squarcio storico affascinante e attualissimo, documentato e obiettivo.
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