Recensioni
Morton Feldman, Pensieri verticali, Brossura pp. 305, Adelphi 2013, ISBN-13 9788845927607
I contenuti
Come un rosario di suoni sgranati, come un mulino tibetano regolato da una pazienza
celeste: così, nelle parole di Mario Bortolotto, apparve la musica quieta
e smisurata di Morton Feldman all'orizzonte della Neue Musik. Ma se la novità
radicale rappresentata dall'irruzione di Feldman sulla scena newyorkese fu in
quel modo di comporre diverso da ogni altro (compreso quello del suo maestro
Cage), ciò che sorprende per contrasto nei suoi scritti è la scintillante
vivacità di una penna la cui verve polemica e incurante ironia ancora
oggi lasciano il segno. Nessuna tenerezza per Darmstadt. Questi pensieri verticali
sono come frecce avvelenate che si incuneano fra i resti di alcune inscalfibili
certezze, corrodendole dall'interno. Una meditazione sulle essenze musicali,
e sul tempo - "è la scansione del tempo, non il Tempo in sé,
che è stata spacciata per l'essenza della musica" scrive Feldman.
E ancora: "A me interessa come questa belva vive nella giungla, non allo
zoo" -, ma anche sui fili misteriosi che legano da sempre Arte e Società:
"la società, per come la vedo io, è una specie di mastodontico
apparato digerente, che tritura qualunque cosa gli entri nella bocca. Questo
smisurato appetito può ingollare un Botticelli in un sol boccone, con
una voracità da terrorizzare tutti tranne il guardiano di uno zoo. Perché
l'arte è così masochista, così desiderosa di essere punita?
Perché è così ansiosa di finire dentro quelle gigantesche
fauci?". Con una nota di Mario Bortolotto.
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