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Matia Bazar, 40 anni di storia: \"Quella volta che Putin ci fece da guida in Russia\"

Il gruppo viene celebrato in questi giorni con la pubblicazione del primo dvd+cd live della loro storia con il meglio del loro repertorio in concerto, in cui si raccontano attraverso le loro maggiori canzoni di successo da \"Solo tu\" a \"Vacanze romane\"

Il gruppo viene celebrato in questi giorni con la pubblicazione del primo dvd+cd live della loro storia con il meglio del loro repertorio in concerto, in cui si raccontano attraverso le loro maggiori canzoni di successo da \

di Luigi Bolognini

Melodie classiche italiane ma anche un elettropop (o Elettrochoc?) alla Kraftwerk, testi surreali alla Panella (prima di Panella) ma anche accostamenti impressionisti di immagini sottolineati dal rock prog. Da quarant'anni i Matia Bazar sono tutto questo, in un continuo accavallamento di stili di parole e musica, di discese ardite e risalite che ne hanno fatto una delle band italiane più note, non solo in Italia ma anche nel mondo. Basta vedere l'ultimo prodotto che il quartetto genovese ha appena pubblicato proprio per la ricorrenza (che parte del primo singolo, Stasera... che sera): Matia Bazar dvd live  -  40th anniversary celebration oltre che una raccolta live di successi come Per un'ora d'amore, C'è tutto un mondo intorno,  Solo tu, è un diario-racconto proprio del loro successo internazionale, tra Sudamerica ("dove in hit parade eravamo davanti a Donna Summer negli anni d'oro della dance", dice il tastierista Piero Cassano) e Urss, quando esisteva.
Un successo che coinvolse anche Vladimir Putin. Esattamente quello lì. La storia la racconta Giancarlo Golzi, il batterista, l'unico presente nella band fin dalla fondazione: "Nel 1983  Sanremo fu trasmesso in Unione Sovietica e con Vacanze romane diventammo popolarissimi. Così l'anno dopo riuscimmo ad andarci in tour. E come in ogni Paese della Cortina di ferro ci veniva assegnato un accompagnatore, ufficialmente funzionario dell'Ente turismo e cultura, che ci aiutasse in eventuali difficoltà. In realtà si capiva benissimo che era un agente segreto che doveva controllare che non parlassimo con dissidenti politici o facessimo propaganda. Il nostro era un biondino smorto, taciturno e piccoletto, si chiamava Vladimir e in ogni spostamento si metteva in fondo al pullman, osservando tutti e tutto. Era gentile, anche se non sorrideva mai. E ci risolveva ogni problema. Qualche anno dopo il Tg dava la notizia dell'elezione del nuovo presidente russo. Quando abbiamo visto questo Putin in faccia ci è venuto un colpo. Ci piacerebbe reincontrarlo solo per sapere se si ricorda ancora di noi".
Di certo in tanti ricordano i Matia Bazar fin dagli esordi, quando in formazione c'erano anche Cassano (tornato nel gruppo nel 1999 dopo vent'anni in cui si è dedicato a produrre, tra gli altri, Eros Ramazzotti), il bassista Aldo Stellita (morto nel 1998), il chitarrista Carlo Marrale e soprattutto Antonella Ruggiero, cantante che con le sue oltre quattro ottave di estensione sapeva toccare vette inarrivabili. "A parte il talento e la personalità di Antonella  -  prosegue Golzi  -  la novità fu proprio la presenza di una voce femminile. Nel 1975 era una novità una donna in un gruppo tutto di maschi. Nel mondo esistevano solo i Fleetwood Mac. Anche grazie a questo ottenemmo subito una grande attenzione". E pur con alti e bassi nella qualità della produzione e nell'interesse del pubblico, la band  -  che dopo vari cambi di formazione è composta adesso oltre che da Cassano e Golzi anche dal tastierista Fabio Perversi e dalla cantante Silvia Mezzanotte  -  mantiene ancora una buona popolarità. Tanto da intraprendere a breve per l'Italia un lungo tour (le date sono ancora da annunciare) di lunghi concerti, "perché col nostro repertorio tiriamo sempre ben oltre le due ore", scherza ma non troppo Cassano.
Il periodo d'oro, e quello più presente nelle scalette dal vivo, è quello dei primi dieci anni circa, fino a un album come Tango, che oltre a Vacanze romane conteneva gemme come Elettrochoc e Il video sono io, tra il new romantic e la new wave alla Ultravox. E  -  per tornare al concetto iniziale - se si ascoltano canzoni così accostandole, per stare alla ultima produzione, a Messaggio d'amore e Brivido caldo, più piattamente pop e melodiche, viene da domandarsi cosa le unisca, se ci sia un fil rouge. "La risposta è: l'eleganza  -  dice Golzi  -  non siamo mai stati banali né ineleganti. È come se per poter essere un Matia Bazar esistesse un vademecum artistico e comportamentale, uno stile che non è solo vestire Valentino, ma è anche il basso profilo. Siamo liguri, dopo tutto. Anche per questo siamo stati capaci di superare pure il trauma della morte di Aldo, un fratello se non di più, e i tanti cambi di formazione. Perché noi resistiamo anche alle bombe". E non è troppo una metafora. Anno 1983, subito prima di Putin. La band sta facendo un tour in Medio Oriente, tra Giordania, Siria, Israele e Libano. "Eravamo proprio a Beirut, in spiaggia a prendere il sole. D'improvviso un frastuono infernale: le sirene dell'allarme antiaereo. Ci fu un fuggi fuggi, scappammo tutti seminudi, rifugiandoci dove potevamo. E da lì assistemmo all'arrivo di una flotta di caccia israeliani che bombardò una zona appena lì accanto, dove pensavano si trovassero dei terroristi". E se si scampa a questo, che problema può essere qualche calo di popolarità?

Fonte: www.repubblica.it

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