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Cosa sarebbe un film horror senza la sua musica? Provate a guardarne uno. Le immagini potrebbero turbarvi, ma riuscirete a guardarle con più distacco e razionalità. Questo accade perché un buon film horror, oltre a necessitare ovviamente di una valida sceneggiatura, ha bisogno di una colonna sonora vincente, costruita seguendo la logica del genere: disorientare lo spettatore.
Esistono due tipi di paura. La prima è puramente istintiva. Ad esempio, quando qualcuno ci coglie di sorpresa facendoci sobbalzare, sentiamo naturalmente l'impulso di proteggerci, anche se non abbiamo il tempo di capire da che cosa. La seconda, più complessa, è la paura dell'ignoto. Prendiamo l'esempio di un puzzle: per costruirlo, dobbiamo trovare l'incastro perfetto di ogni pezzo e se ci riusciamo proviamo soddisfazione; è rassicurante accorgersi che tutto funziona come avevamo previsto e che la nostra logica è esatta. Quando abbiamo tutto sotto controllo e conosciamo ciò con cui abbiamo a che fare, ci sentiamo dunque al sicuro.
La paura somiglia all'ultimo tassello sbagliato di un puzzle. Abbiamo quasi finito di costruirlo, ogni pezzo è al suo posto, tutto segue una logica perfetta, eppure l'ultimo pezzo è sbagliato. È accaduto improvvisamente qualcosa di inaspettato e non riusciamo a spiegarcelo. Iniziamo così a mettere in discussione tutte le nostre certezze e ci sentiamo disorientati.
Il meccanismo dei film horror sfrutta entrambe le tipologie di paura. La prima attraverso i cosiddetti “Jumpscare”, immagini improvvise accompagnate da musica e/o determinati effetti sonori; la seconda, presentandoci una storia basata su fatti e certezze, che ci verranno strappate via quando meno ce lo aspettiamo. Così un'innocente bambina si rivela malvagia, il ragazzo della porta accanto è in realtà morto da anni e la dolce mamma è una serial killer. La musica fa lo stesso.
Normalmente ogni brano segue un meccanismo di ripetizione, che ognuno ha imparato a comprendere e a riconoscere fin da bambino. Perché aspettiamo con ansia il ritornello di una canzone che ci piace? Perché non vediamo l'ora di soddisfare le nostre aspettative.
La musica dei film horror sfrutta l'aspettativa che abbiamo, per sorprenderci attraverso tecniche diverse. Vi sarà sicuramente capitato di vedere una scena di pericolo, in cui la musica improvvisamente si arresta, e anche se ce lo aspettiamo, ci spaventiamo lo stesso perché non possiamo prevedere l'attimo esatto in cui esploderà. Per fare questo, la musica e gli effetti sonori sono costruiti seguendo dei principi strutturali basati sull'alterazione del tempo (come risvolti improvvisi), sulle risoluzioni impreviste e sui cambi di tonalità.
Cambiando improvvisamente la tonalità di un brano, l'ascoltatore viene continuamente sorpreso e del tutto privato del meccanismo rassicurante della ripetizione, perdendosi in una dimensione confusa e suggestiva.
Ecco alcune interessanti colonne sonore di film horror che non appartengono ai grandi classici.
Hide and Seek-2005
Silent Hill-2006
The Babadook-2014
The Conjuring-2013
Curse of Chucky-2013
The Haunting In Connecticut-2009
Tornando al discorso della composizione, dobbiamo considerare che la maggior parte delle modulazioni sono sviluppate a partire da una tonalità maggiore per poi passare improvvisamente ad una minore o addirittura diminuita, ricreando un crescendo intenso e angosciante all'interno del brano.
Un ottimo esempio sono le gettonatissime ninne nanne e filastrocche, che funzionano, sia per il contrasto innocenza/malvagità del bambino, sia perché sono per eccellenza il genere più ripetitivo e confortante per un bambino; per cui quando il loro meccanismo di ripetizione viene a mancare, ci accorgiamo fin da subito che qualcosa non va. Gli strumenti classici sono i più utilizzati per la composizione di colonne sonore horror, soprattutto i violini, che vengono spesso suonati appositamente scordati per ottenere un effetto distorto.
Questo genere di musica sfrutta la capacità di insinuarsi nella mente come un ossessione; ecco perché spesso queste colonne sonore vengono utilizzate durante le scene di inseguimento (di zombie, mostri, entità paranormali). Quando ci ricapiterà di ascoltare queste melodie, potremmo avvertire sensazioni intense, molto simili a quelle provate durante il film.
Alcuni registi invece, sfruttano altri generi musicali, senza il bisogno di renderli inquietanti, per il semplice fatto che niente ci turba più di una musica allegra in una scena pericolosa: produce lo stesso effetto di una finta rassicurazione, ci fa preoccupare molto di più. Nella “logica” horror infatti, innocenza e pericolo sono fratelli; dove c'è il primo si nasconde anche l'altro.
Da diversi studi scientifici, analogamente al meccanismo delle frequenze binaurali, emerge che durante l'ascolto di una musica inquietante, si attiva nel nostro cervello il neurotrasmettitore noradrenalina, che produce la vasocostrizione dei vasi sanguigni e si attiva quando ci aspettiamo un pericolo.
Ci sono infine diverse ipotesi che testimonierebbero che i cosiddetti “suoni non-lineari” contenuti nei film horror, come le urla di animali inseguiti dai predatori o il suono stridente di un violino, contribuiscano a far riemergere dall'inconscio, le nostre paure primordiali.
Ciò avviene attraverso un processo di manipolazione emotivo: come quando ascoltiamo qualcosa che ci turba, ma non riusciamo a spiegarci il perché.
Durante alcuni esperimenti al riguardo, i soggetti che si trovavano in una stanza buia durante l'ascolto di questi suoni e delle colonne sonore, avvertivano una sensazione di ansia molto più intensa. È stato infatti provato che il nostro cervello tende a potenziare le risposte emotive agli stimoli sensoriali, quando siamo al buio. Ecco spiegato il perché del costante utilizzo della penombra e del buio nei film horror, ma anche nella musicoterapia, per amplificarne gli effetti benefici.
Da questo momento, quando vi ricapiterà di ascoltare la musica di un film horror, farete molto più caso ai meccanismi e agli effetti che provocherà sulla vostra mente, ma non sperate comunque di riuscire a sfuggirne!
Lara Luciano
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