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1. Parliamo del libro “Musica in cornice”, una proposta didattica che integra musica e arti figurative, pubblicato qualche tempo fa nella Collana Didattica OSI. È ormai da qualche decennio che si elaborano teorie e proposte per un’educazione attraverso le arti, formulata negli Stati Uniti già nei primi anni ’80 con la denominazione di Discipline-Based Art Education. Quest’idea non contrasta pesantemente con l’esigenza di una formazione tecnico-scientifica sempre più specializzata, in funzione soprattutto dell’inserimento post-scolastico nel mondo del lavoro? Soprattutto nel nostro Paese che lamenta una carenza nel settore della formazione alle professioni pratiche, artigianali in contrasto con un incremento di una formazione universitaria generica e svalutata. Una Discipline-Based Art Education non avrebbe la conseguenza di aumentare ulteriormente questa carenza? Non si correrebbe il rischio di avere un mondo di “artisti” e “intellettuali” sradicati dalla realtà del mondo del lavoro, a parte – magari – le ristrette aree di specifica destinazione culturale? E tale tendenza non finirebbe per restare puramente utopica?
L’arte è un mezzo per aprire la mente. Pur sottolineando che essa è anche una professione, fare musica (e arte in generale) con i bambini, far sì che essi se ne “innamorino” e imparino a esprimersi attraverso di essa, non significa voler tirare su degli artisti o degli intellettuali, ma offrire un approccio che produca un effetto benefico e fruttuoso anche in funzione dell’accesso alle altre aree del conoscere, del sapere e del fare. Attraverso l'arte visiva il bambino impara a usare le mani e a dare corpo e forma alle proprie idee, sviluppando quindi delle capacità pratiche che gli torneranno utili in qualsiasi campo egli deciderà di dedicarsi. Con la musica, arte più astratta, il bambino vive su di sé la scansione del tempo, il sapersi muovere all'interno di uno spazio condiviso con gli altri, il rispetto di se stesso, del proprio ruolo e di quello dei compagni. In generale, i bambini hanno modo di liberare la propria fantasia condividendo, in un contesto di gruppo, l'esperienza del brain-storming, della collaborazione, della divisione dei ruoli, accrescendo dentro di sé l'autostima, la capacità di critica e di autocritica. Il confronto con il lavoro artistico dei compagni sarà un costante incentivo a migliorarsi e l'ambizione sarà vissuta in un contesto piacevole, leggero e sereno. Un insieme di esperienze – in definitiva – con valenze altamente positive anche per il futuro approccio al mondo del lavoro.
2. Oggi, nella scuola, è molto forte (anche se realizzata con difficoltà), l’esigenza di ricorrere alle tecnologie in rapidissima evoluzione. Come si concilia un’educazione attraverso le arti con questa necessità?
L'educazione artistica, in una scuola ben attrezzata, può essere svolta sia "artigianalmente" sia utilizzando strumenti tecnologici. Gli stessi compositori di oggi lavorano in studi di registrazione, utilizzando tecnologie sempre più avanzate. Una volta, i film d'animazione erano fatti a mano e si svolgevano su una serie di meravigliosi quadri in movimento. Oggi si propone al pubblico (di bambini e adulti) prodotti realizzati per lo più al computer. La qualità è senza dubbio inferiore, ma, forse, le due tipologie non sono neanche paragonabili: si tratta di due prodotti completamente diversi. Il vecchio cartone animato si avvale di una fiaba come pretesto per fare arte, dando vita a immagini di intramontabile poesia; il nuovo cartone animato, invece, usa l'immagine come pretesto per lanciare dei messaggi profondi, volti a far riflettere lo spettatore. È un'esigenza di quest'epoca, in cui l'artista ha bisogno di comunicare il suo pensiero e spera, con la sua opera, di cambiare un po' il mondo. L'importante, penso, sia di non esagerare nel trascurare la qualità in virtù di un messaggio, prima di tutto perché la bellezza già di per sé è un messaggio, poi perché l'arte, quando è bella, non ha bisogno di essere spiegata né giustificata. Trovo addirittura che alcuni prodotti artistici (spesso destinati ai bambini) siano diseducativi non perché includano contenuti sconvenienti, ma perché sono brutti e, dunque, educano al brutto. Tecnologia e arte, a scuola e oltre, sono dunque compatibili: l'una può mettersi al servizio dell'altra. Trascurare però la manualità è rischioso. Prima di tutto perché l'esperienza diretta con ciò che è tangibile attiva tutti e cinque i sensi (sei, contando "l'intuizione") ed è quindi più formativa. Poi perché prima della tastiera di un computer, ci sono le mani (direttamente in contatto col cervello) e non passare prima per quelle, significa saltare un passaggio di fondamentale importanza.
3. Nelle tue precedenti pubblicazioni di prima didattica pianistica il repertorio di riferimento è sempre quello di grandi autori – in quel caso musicali - dell’area cosiddetta colta: Duetti Colorati utilizza estratti che vanno da Desprez a Rachmaninov e Frottole, Villotte e Villanelle pesca a piene mani nella musica rinascimentale. Ma quello dei grandi musicisti o – come in Musica in Cornice – dei grandi pittori non è un mondo troppo distante dalla sensibilità di un bambino, tale da incutergli magari una certa soggezione?
Innanzitutto il bambino viene posto di fronte a un'opera non soltanto per ascoltarla o per contemplarla, ma per interagirci attivamente con dei giochi divertenti che lo fanno calare in prima persona nei panni dell'artista. Questo perché il bambino, per comprendere, ha bisogno del "fare". In secondo luogo l'insegnante deve sicuramente selezionare le opere adatte: quelle cioè il cui linguaggio più si avvicini a quello di un bambino. Piuttosto che i lieder di Schumann, scelgo le villanelle, brevi canzoni del 500, ancora oggi orecchiabili e facili da cantare, che ci raccontano un mondo popolato da animali fantastici, da sirene, da principesse e cavalieri innamorati, molto interessanti per un bambino. Piuttosto che i quadri di Caravaggio, scelgo quelli di Chagall, le cui forme essenziali e i cui colori vivaci ricordano proprio i disegni dei bambini. Con ciò non escludo che un bambino non possa emozionarsi di fronte a un Caravaggio, o ascoltando Schumann, ma in un discorso di stampo didattico penso sia preferibile offrire un mondo artistico nel quale i bambini si sentano a proprio agio e possano inserirsi armoniosamente. Dunque sì, è possibile proporre delle opere di grande valore artistico a dei bambini, purché siano esse alla loro portata e purché si prepari per loro un percorso didattico adeguato.
4. Uno dei problemi primari della scuola è sempre quello della divisione oraria fra le diverse aree del sapere. Dedicare uno spazio consistente a una educazione alle arti non rischia di mortificare tutto ciò che è necessario per le aree linguistica, scientifica, storico-antropologica, tecnica, e via discorrendo?
La musica e l'arte in generale, proposte come attività creative, vanno a stimolare parti del cervello che altrimenti non si utilizzano. La creatività e l'entrare in contatto con le opere d'arte, oltre a stimolare la sensibilità, migliora il livello di concentrazione, di ragionamento e di collaborazione, che di sicuro giovano all'apprendimento di tutte le altre materie. Certo, sarebbe bello se agli insegnanti di musica venisse concesso di integrare il programma di flauto e solfeggio con giochi d'ascolto attivo, con la composizione e con altre attività creative e stimolanti, di cui oggi il mondo della didattica (la metodologia Orff per esempio) offre infinite possibilità. Inoltre, la musica e l'arte pittorica sono collegabili con qualsiasi materia. Perché l'arte è storia, è geografia, è letteratura, è matematica, è movimento, è scienza. E non può essere esclusa da nessuna disciplina. Gli insegnanti delle varie materie potrebbero collaborare nel costruire percorsi didattici che uniscono l'arte alla propria disciplina. Nascerebbero lezioni più complete e divertenti e per i bambini verrebbe più naturale la comprensione di concetti difficili, una volta cantati, danzati, recitati o disegnati. Musica in Cornice offre per l'appunto alcuni esempi di interazioni tra scienza e arte: con Miró osserviamo stelle, con Chagall le parti del corpo, con Hokusai il mare...
Gli altri titoli di Chiara Strada nella Collana OSI:
Duetti Colorati – 15 pezzi d’autore adattati al pianoforte per bambini ai primi passi in compagnia dell’insegnante.
Coloured Duets - 15 classical pieces adapted to the piano for children's first steps in music in the company of the teacher.
Frottole, Villotte e Villanelle – Me le canto e me le suono – 20 brani tratti dal repertorio rinascimentale adattati per canto con accompagnamento pianistico a due mani nell'ambito delle 5 dita.
Tasti e Testi (in via di pubblicazione) – Piccoli cantautori al pianoforte: inventare musica e parole.
Sestino Macaro nella Collana OSI
Sestino Macaro: Aluwasio
Sestino Macaro e Giovanni Piazza: Pentajazz
Tutta la collana (indicazioni per l’acquisto)
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