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Resoconto del convegno "Musica in Ospedale"


Medici, psichiatri e operatori del settore si sono incontrati il 14 dicembre 2002 a Reggio Emilia, presso l'Auditorium dell'Istituto Musicale Achille Peri, dando vita ad un interessante convegno dal titolo "La musica in ospedale". Organizzato dal CISO (Centro Italiano di Storia Sanitaria e Ospedaliera) e dall'Arcispedale Santa Maria Nuova di Reggio Emilia, con la collaborazione di un rivenditore locale di strumenti musicali, tale convegno è stato patrocinato dalla Commissione Sanità della Regione Emilia Romagna. E' ormai acquisito da secoli il valore terapeutico della musica e l'importanza che essa riveste nell'educazione e nella formazione dell'individuo.

Purtroppo, come ha ricordato il Presidente di DISMAMUSICA Antonio Monzino, introducendo i lavori, l'Italia si colloca come fanalino di coda a livello europeo quanto a diffusione e divulgazione della musica, relegata al ruolo di mero "entertainment" o di solo professionismo e ben lungi dall'essere conosciuta e praticata capillarmente dalla popolazione. Il Dottor Monzino, nella sua veste d'imprenditore, ha auspicato che la scuola e le istituzioni s'impegnino affinché la musica torni ad essere materia fondante dell'educazione, confidando che anche gli operatori economici, in particolare di un settore dall'alta valenza sociale come quello musicale, riscoprano un ruolo di stimolo per la comunità.
L'educazione musicale è educazione alla gioia, come ha ricordato la psichiatra e psicoterapeuta milanese Federica Mormando. Purtroppo la nostra cultura e il consumismo che la permea educano e pretendono la depressione, tanto che la vita stessa parrebbe essere una patologia da curare.
Già la Montessori aveva intuito l'importanza di trasmettere la musica ed il ritmo ai bambini in età precoce; Yamaha, cogliendone più tardi il suggerimento, ha riportato in Italia il senso della musica come linguaggio fornendo ai bambini, già a partire dai quattro anni d'età, una preziosa e ulteriore chiave di lettura del mondo, attraverso la creazione di un metodo didattico strutturato e ampiamente diffuso.

La musica può essere d'aiuto e supporto anche nel ricovero ospedaliero. Talvolta, però, l'introduzione della musica in corsia richiede sensibilità e cultura molto particolari, non sempre in sintonia con quelle prevalenti tra medici ed operatori sanitari. La Dottoressa Vittoria Gnocato ha riferito, infatti, dell'esperienza condotta all'Ospedale San Raffaele di Milano, aperto da anni alla musica e alla valutazione dei suoi effetti nella dimensione relazionale. Infatti, se è sempre più vero che la malattia necessita di una cura globale, la risposta non può essere solo clinica. In una situazione di notevole disagio legata all'ambiente e all'individuo, dominata dall'insicurezza, dall'incertezza e dall'inferiorità, la musica ha consentito la sensibile riduzione dello stress, migliorando, ad esempio, il riposo, la socializzazione tra degenti e il coinvolgimento medico-paziente. Gli operatori sanitari, oggi, sono dunque chiamati ad esprimere nuove competenze, concentrandosi più sul saper essere, anziché sul saper fare.

Tra le nuove professionalità, il Dottor Carlo Barburini ha illustrato l'esperienza all'avanguardia dell'Ospedale pediatrico Meyer di Firenze, dove la creatività artistica (arte, musica e teatro) è risorsa che genera benessere per i piccoli pazienti e i loro familiari. A Firenze si è concluso, proprio in questi giorni, il primo Corso per Operatore Musicale nell'Ospedale Pediatrico, volto a formare dei veri professionisti, che, tra breve, inizieranno un'attività musicale stabile all'interno del Meyer. Di applicazione dei suoni a scopo terapeutico hanno parlato il Dottor Giovanni Spaggiari, riportando l'esperienza nei reparti psichiatrici reggiani e la musicoterapista Franca Moretti, che, in un intervento particolarmente appassionato, ha illustrato passo per passo l'esperienza condotta con un adolescente disabile grave, fino a proporre l'ascolto della composizione realizzata elaborando i suoi contenuti sonori.

Attraverso l'intervento della dottoressa Gabriella Di Taranto si è poi esplorata l'esperienza musicale in età prenatale e la capacità del feto di percepire i suoni, già dalle prime fasi dello sviluppo intrauterino, fino ad avere una capacità uditiva definitivamente strutturata intorno alla ventiquattresima settimana e, dunque, del formarsi di un vero e proprio paesaggio sonoro. Tale paesaggio è simile per tutti ma uguale per nessuno, perché è diversa la valenza emotiva ed affettiva della madre, la cui voce è il canale privilegiato di relazione del feto con l'ambiente. L'esperienza di canto prenatale condotta nei reparti maternità offre l'opportunità alle madri, sia durante la gravidanza che dopo la nascita, di trasmettere una ricchezza che accompagnerà il bambino per tutta la vita. Dalla gravidanza, all'infanzia, alla terza età, la musica è di supporto anche nella prevenzione e cura di alcune patologie degenerative cerebrali quali l'Alzheimer e il morbo di Parkinson, come hanno riferito il Dottor Alberto Ferrari, primario geriatra dell'Ospedale di Reggio Emilia e il dottor Giovanni Gelmini, che all'Ospedale di S. Giovanni in Croce ha introdotto sedute di ascolto ma anche la possibilità per i pazienti di partecipare attivamente alla musica.
Non sono mancati, ad arricchire gli interventi, numerosi esempi musicali opportunamente selezionati dai relatori ed eseguiti da giovani e meno giovani strumentisti.

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