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L'orchestra del Titanic era composta da otto musicisti, con l'incarico di suonare a bordo durante la traversata, nell'aprile del 1912.
Al momento dell'affondamento, tra il caos di chi correva per mettersi in salvo, i musicisti decisero che l'ultima cosa che avrebbero fatto prima di morire era suonare per smorzare la paura dei passeggeri.
L'ultimo brano suonato viene associato ancora oggi a quel momento eroico.
Nel film, il gesto estremo è sempre dettato dal cuore e soprattutto dalla devozione e dall'amore per la musica, che rende la scena ancora più intensa e commovente.
Dopo essersi salutati per l'ultima volta infatti, uno dei violinisti si ferma, osserva la folla in preda al panico, chiude gli occhi e ricomincia a suonare, quasi a voler coprire le urla. I suoi colleghi restano a fissarlo sorpresi e senza alcun bisogno di parole, lentamente, seguono l'esempio, condividendo il destino di morire, facendo ciò che più si è amato nella vita.
Il dettaglio più commovente è la complicità dei loro sguardi. La loro musica accompagna tutto ciò che accade all'interno della nave: il tragico momento in cui il capitano osserva impotente, l'acqua che continua a salire negli scompartimenti, l'orologio che viene fermato per immortalare l'orario della tragedia, ma che nasconde il desiderio di fermare il tempo. Un anziano che abbraccia nel letto sua moglie, per consolarla. La coppia è realmente esistita: Ida Strauss non accettò di salire sulla scialuppa senza il compagno Isidor e questi si rifiutò a sua volta di salire, prima degli altri uomini.
L'ultima scena vede protagonista una madre che, consapevole di appartenere alla terza classe e quindi di non avere speranza di sopravvivere, racconta una favola ai suoi bambini per farli addormentare, prima dell'incubo.
La leggenda narra che l'ultimo brano suonato dai musicisti fosse “Più presso a te, Signor”, la traduzione italiana di “Nearer, My God, to Thee”, un inno cristiano del XIX secolo ed ispirato al sogno di Giacobbe, raccontato nel Libro della Genesi e alla canzone Bethany (1792-1872). Nel nostro paese quest'inno è noto anche con il titolo di “Credo in te, Signor”.
La scelta del brano incarna il desiderio di affidarsi al Signore.
Più presso a te, Signor,
venir vogl’io,
e il grido del mio cor
lo ascolta, o Dio!
Nei foschi dì del duol,
allor ch’io soffro sol,
mi guidi ognor la fé
più presso a Te!
Più presso a te, Signor,
venir vogl’io,
niun vede il mio dolor,
tu il vedi, o Dio.
Tu, che ogni ben verace
puoi darmi, dà la pace,
e pace v’ha per me
più presso a Te!
Più presso a te, Signor,
venir vogl’io,
entro il divin tuo Cor
nascondo il mio.
Il Tuo potente Amor
dà gioia al mio dolor;
s’arrende la mia fé
più presso a Te!
Il celebre film La vita è bella vanta due colonne sonore facilmente riconoscibili: la prima è il tema principale “Buongiorno principessa” che spicca tra i brani del pianista Nicola Piovani composti appositamente per il film, mentre la seconda è il brano “Life is beautiful that way”, reso celebre dalla cantante Noa.
Soffermiamoci invece su un altro brano, per il quale Piovani si ispirò alla barcarola: una composizione vocale/strumentale, originariamente utilizzata dai gondolieri.
La Barcarola scelta da Piovani è tratta dall’opera Les contes d’Hoffmann (I racconti di Hoffmann) di Jacques Offenbach (Atto terzo: “Belle nuit, o nuit d’amour”).
L'atto si apre a Venezia, proprio con questo brano che racconta l'amore turbinoso di Hoffmann per la cortigiana Giulietta.
Barcarole
Bella notte, oh notte d'amore
Sorridi alle nostre ubriachezze
Notte più dolce del giorno
Oh, bella notte d'amore!
Il tempo fugge e senza ritorno
Porta via le nostre tenerezze
Lontano da questo felice soggiorno
Il tempo fugge e senza ritorno
Zefiri infiammati
Versateci le vostre carezze
Zefiri infiammati
Dateci i vostri baci!
I vostri baci! I vostri baci! Ah!
Bella notte, oh, notte d'amore
Sorridi alle nostre ubriachezze
Bella notte più dolce del giorno,
Oh bella notte d'amore!
Ah! Sorridi alle nostre ubriachezze!
Bella notte, oh, notte d'amore
Ah! ah! ah! ah! ah! ah! ah! ah! ah! ah!
Ne “La vita è bella”, il tema è protagonista nella scena in cui Guido e Dora sono entrambi a teatro, ma assistono all'opera distanti: lui in platea, lei in balconata.
Anche se Guido ha perso la testa per lei, sa che non possono stare insieme, per cui all'inizio si accontenta di ammirarla, ma ben presto cerca di attirare la sua attenzione, chiamandola sottovoce e agitando le mani come se volesse ipnotizzarla: “voltati principessa” dice. Dalla follia di un gesto così infantile e tenero, Guido resterà a bocca aperta quando Dora si volterà davvero a guardarlo, come per magia.
La musica è volutamente ripresa poi, nella scena in cui Guido, in veste di cameriere, si occupa di servire gli ufficiali tedeschi in occasione di una cena. Quando si avvicina al giradischi per cambiare musica, trova il disco di “Belle nuit, o nuit d’amour” e ricordando la notte a teatro con Dora, decide di inserirlo nel giradischi e rivolgerlo alla finestra aperta. In una circostanza così drammatica dunque, Guido trova il modo di far sapere a Dora che è ancora vivo e anche se non può vederlo, è sempre con lei.
Solo grazie alla musica e all'interpretazione toccante di Benigni e della Braschi, questa scena trasmette in pieno il messaggio di un amore che anche nelle circostanze più tragiche, riesce a vincere.
Ambientato a New Orleans nel 1791, Intervista col vampiro, tratto dal romanzo di Anne Rice, vede come protagonisti Louis e Claudia, una coppia condannata ad una vita di ombre e morte da Lestat, un vampiro senza scrupoli che ha trasformato entrambi in creature della notte.
Per ottenere finalmente la libertà e scoprire se al mondo esistano altri vampiri, uccidono Lestat e decidono di scappare per imbarcarsi alla volta dell'Europa, ma Lestat ancora vivo, torna più forte di prima.
In questa scena, il vampiro appare dal nulla, seduto sullo sgabello del suo pianoforte. La sua pelle non è più bianca e perfetta, ma decomposta e rugosa.
Il gelido e improvviso suono dei tasti del pianoforte è accompagnato dall'ondeggiare delle tende che nascondono Lestat e rivelano a poco a poco il volto sfigurato. Il suo tono di voce è minaccioso e mentre suona e descrive gli andamenti della sonata, sussurra “C'è ancora vita in queste vecchie mani”.
L'insopportabile silenzio di Claudia e Louis, lascia spazio ad un crescendo musicale e testuale sempre più cupo, dove l'apparente carattere quiete del brano, alimenta una tensione di fondo, destinata ad esplodere.
La musica è la Sonata No. 59 per piano in E-flat major di Haydn, esperto nel sorprendere l'ascoltatore, con i suoi pezzi umoristici, ma anche tetri e angoscianti. Riusciva a modellare abilmente la partitura ritmica di un brano, servendosi di alcuni trucchi come improvvise modulazioni, frasi che si risolvono in modo diverso dal previsto e inaspettati colpi armonici e ritmici.
L'andamento del brano risulta perfetto per ricreare l'angoscia di Louis e Claudia, vittime del gioco sadico del loro padrone, che cerca di spaventarli.
Siamo alla fine del '700 e Jane è una giovane donna vivace e dall'acuto intelletto, desiderosa di apprendere e soprattutto di leggere e scrivere. Un atteggiamento considerato sbagliato per la mentalità dell'epoca, secondo cui la donna avrebbe dovuto ambire alle nozze, viste esclusivamente come affare economico.
Jane è molto corteggiata, ma mentre tutti si aspettano che acconsenta a sposare il ricco ereditiero Mr. Wisley, lei si innamora di Tom Lefroy, un affascinante avvocato squattrinato che all'inizio non sopporta ed etichetta come arrogante e superficiale. Tuttavia, proseguendo la loro conoscenza, Lefroy resta stregato dalla bellezza e dall'intelligenza fuori dal comune della ragazza e le dimostra di essere più sensibile e profondo di quanto creda, condividendo con lei la passione della lettura.
La particolarità della scena del ballo tra Jane e Tom sta nel fatto che non ha bisogno di parole, bastano la musica e lo sguardo.
La musica allegra tipica dell'epoca, accompagna il ballo e contrasta il velato gioco di sguardi tra i due innamorati che a volte sembrano proteggere il loro amore dagli occhi indiscreti dei parenti contrariati, altre volte che vogliano urlarlo sfacciatamente a tutti gli invitati. Solo la musica li tiene ancorati alla realtà, una realtà dove il decoro ordina loro di nascondere il sentimento.
Il titolo del brano è “The Hole in the Wall” (Hornpipe from Henry Purcell's 'Abdelazer') il cui andamento moderato ed elegante fa da sfondo alla passione segreta di Jane e Tom, incapaci di resistere al desiderio di cercarsi continuamente con lo sguardo. Il ballo si conclude infine, con una decorosa e sofferta indifferenza.
In questa scena, piccola miss, una bambina che si affeziona ad un robot addetto alle mansioni casalinghe, Andrew, decide di insegnarli a suonare il pianoforte. Il tenero approccio con cui la piccola inizia a suonare, dando l'esempio come se parlasse ad un amico, dimostra come lei lo consideri un essere umano. Il brano inizialmente è molto elementare, ma il duetto cresce in difficoltà ed intensità nella dissolvenza dell'immagine, quando notiamo dalle mani della bambina, che è diventata una donna. Andrew gli è rimasto accanto per tutti questi anni e da quel duetto è nato un legame speciale.
Ciò che colpisce è in questo caso l'utilizzo del pianoforte suonato da un robot paradossalmente in modo “appassionato”, per dimostrare la differenza tra l'esecuzione meccanica di un brano e l'interpretazione sentita.
Il brano è Dolly Suite, Op.56 di Gabriel Fauré.
A «Dolly», il soprannome di sua figlia, Fauré dedicò diversi dei suoi brani. In particolare, la composizione di quest'ultimo trae ispirazione dall'ingenuità della bambina che si accinge a scoprire il mondo apprezzando la bellezza delle piccole cose, dei sogni e delle emozioni vere proprio come il sincero legame tra la piccola miss ed Andrew. Il loro piccolo mondo è rimasto impresso in quelle note e per lei suonare con Andrew significa ritornare all'infanzia e poter essere sincera, senza che nessuno possa giudicarla e ricordarle che è inutile investire i propri sentimenti su una macchina.
Per contribuire economicamente alla sua famiglia, Louisa accetta di fare compagnia a Will, un trentenne di famiglia benestante, divenuto quadriplegico in seguito ad un incidente. Inizialmente la presenza della ragazza infastidisce Will, ex sportivo, che ha perso del tutto la voglia di vivere, ma Louisa, decisa a dargli un motivo per tornare a sorridere, finirà per innamorarsene.
In questa scena, entrambi assistono ad un concerto. Il brano è Oboe Concerto in C major, K. 314. Will osserva malinconico, il sorriso genuinamente sorpreso di Louisa, che assiste al concerto con quell'entusiasmo da bambina che la contraddistingue. Anche se questo potrebbe essere interpretato come un tentativo di Will di mettere da parte per un attimo il dolore della sua condizione, in realtà sta pensando al fatto che dovrà spezzare quel sorriso e rivelarle che presto dovranno dirsi addio.
Il desiderio di voler conservare quella musica in eterno e far sì che quel momento non finisca, si legge nelle parole di Will al rientro a casa “Voglio essere un uomo che è stato a un concerto con una ragazza vestita di rosso, ancora per qualche minuto”. Così restano in silenzio in auto, mentre la musica di sottofondo, unico elemento di pace, riecheggia nei loro pensieri.
Per la categoria film d'animazione, Melody time è un classico Disney, che come Fantasia 2000 ha lo scopo di accostare l'ascolto dei più piccoli alla musica classica, affiancando le animazioni che danzano a ritmo di ogni brano.
Questo in particolare è il famoso "Volo del calabrone", terzo episodio dell'opera La favola dello zar Saltan (1899/1900) di Nikolaj Andreevic Rimskij-Korsakov, quando il protagonista viene trasformato in insetto.
Questa fu una delle prime, se non la prima animazione Disney dedicata a questa composizione.
Le immagini evocate dal brano corrispondono ad un sogno minaccioso e caotico, dove Bumble, un calabrone minuscolo e veloce, tenta di sfuggire al ritmo incalzante delle note che fisicamente lo inseguono. I suoi nemici sono i fiori, i serpenti e le farfalle che si materializzano sotto forma di tasti di pianoforte.
In questo classico Disney, la musica classica fa da sfondo alle avventure di 3 personaggi maldestri, decisi a diventare coraggiosi moschettieri.
Fra i numerosi brani celebri utilizzati in questo film d'animazione, ci soffermiamo sulla scena in cui la dolce principessa sogna di incontrare l'amore della sua vita.
La musica nasce dal mix tra la melodia tratta da Lo Schiaccianoci, “La danza degli zufoli” e “Ouverture fantastica” di Romeo e Giulietta, di Ciaikovskij.
Nel famoso Valzer dei fiori, Ciaikovskij si ispira al valzer viennese: con una lunga introduzione di fiati che si alterna all'inizio con un arpeggio delle arpe, poi con l'assolo del clarinetto che incrementa il pathos, fino all’attacco del tema di valzer affidato agli archi, che nel film è accompagnato dal testo del ritornello.
Nel corso della composizione dei suoi più celebri brani, Ciaikovskij venne ispirato da Shakespeare, in questo caso da Romeo e Giulietta, scritta come ouverture fantastica.
Il tema utilizzato è il primo incontro degli innamorati e la scena dal balcone di Giulietta, conosciuto come il "tema d'amore", perfetto per accompagnare le atmosfere sognanti e le magiche storie d'amore Disney, in questo caso con aggiunta di testo.
IL TUO PRIMO AMORE
Questo e' un bel momento, sai perche',
il tuo primo amore sta aspettando te.
Fermati a sognare, resta ad aspettare,
presto ti conquistera' e ti portera' con se'.
Dolce principessa, non lo sai,
ma tra poco tempo ti innamorerai.
Questo e' il tuo destino, e' cosi' vicino.
Fa' che sia la tua poesia.
Riempi il cuore con l'amore.
Ama, non dire piu' di no,
perche' ora qualcuno vive gia' per te.
Forse il tuo amore ora e' qua,
scendera' dai tetti e ti raggiungiera'.
Vuole catturarti, non puoi liberarti,
battera' la volonta', non puoi scappare, devi andare.
Ama, non ti deludera'.
Il suo cuore sta gia' aspettando solo te...
Il tema d'amore fu utilizzato anche in altri film come Il cantante di jazz (1927) e I tre moschettieri (1948), traducendo in musica quella spensieratezza, che solo l'amore riesce a farci sognare.
Non sempre dunque è necessario affidarsi ai titoli più noti, per riscoprire la musica classica nei film. Spesso possiamo trovarla, dove meno ce lo aspettiamo.
Lara Luciano
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