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Si devono percorrere con fiducia le nuove strade professionali


di Gianni Nuti (docente di chitarra all'Istituto parificato, Aosta)
da SIEM Informazione di aprile 2000

Credo che la SIEM, per la storia che ha alle spalle, il materiale umano che ha in forze e i contatti internazionali di cui gode abbia grandi chances per il futuro dell'istruzione musicale in Italia, ma può anche correre il rischio di lasciarsi sopraffare dagli eventi, in vertiginosa evoluzione. Il tempo in cui si occupavano di didattica musicale unicamente gli insegnanti di educazione musicale delle scuole medie e i ricercatori puri (quelli che i musicisti credevano si parlassero addosso), è finito.

Oggi il livello culturale degli strumentisti si è notevolmente elevato (le facoltà universitarie che trattano discipline artistiche - anche sotto il profilo didattico - si sono moltiplicate), essi si sono accorti della necessità di coniugare le competenze tecnico-strumentali con fondamenti di pedagogia e psicologia della percezione. I concerti di musica classica di livello medio e medio-basso sono pochi e poco pagati, il pubblico scarso, ma la domanda di lezioni di strumento è al contrario elevatissima e interessa tutte le fasce d'età, per contro gli insegnanti di strumento patiscono l'inadeguatezza della loro capacità di far fare.

Le scuole popolari di musica pullulano, coprendo capillarmente tutto il territorio; le scuole medie sperimentali sono ormai una realtà istituzionalizzata e si apprestano, nella nuova riforma, ad assumere un cruciale ruolo di connettori tra l'istruzione musicale elementare (tutta da inventare) e quella superiore (da rifondare nello spirito della modernità e del rapporto stretto con il mondo delle professioni). Non dimentichiamo poi il grande bacino di utenza della terza età, che non aspetta altro che una credibile offerta musicale da accogliere. Il futuro della musica in Italia e della formazione degli insegnanti corre lungo la via della didattica strumentale (non a caso nel convegno di Bologna sono state particolarmente apprezzate le poche ricerche ascrivibili a quest'area) in contesti curriculari ordinari e non, la strada della compenetrazione tra teoria e praxis per l'accrescimento delle proprie capacità cognitive, per soddisfare l'imperituro impulso dell'uomo a creare forme viventi di vita propria, per dare voce alle proprie emozioni.

Insomma, oggi si può realizzare concretamente ciò che i grandi padri della SIEM hanno predicato (voces clamantes in deserto) per decenni: la musica per tutti in ogni spazio ed ogni scuola e per mille scopi, ma viva, cantata e suonata. Occorre insegnare bene ad usare la musica per scopi diversi dalla canonica "attività concertistica". Qui sta la sfida. Che fare? Anzitutto reclutare più iscritti fuori dal nocciolo duro degli insegnanti di ed. mus. creando iniziative riservate ai docenti di strumento nelle sperimentali (sono attivissimi e orfani di organismi collettori tranne i sindacati), e nelle scuole popolari di musica (la scuola di animazione di Lecco docet); in anticipo sull'applicazione della riforma, non solo presenziare alle riunioni ministeriali - cosa peraltro importantissima - ma attivare sinergie più serrate tra università e conservatori portando la voce di chi opera sul territorio ed ha coscienza delle esigenze e, soprattutto, contribuire a progettare un curriculum di studi musicali coerente e completo che copra interamente l'età scolare. Infine le nuove professioni legate alla musica (mi riferisco nella fattispecie all'informatica musicale, all'acustica e alla tecnica di elaborazione dei suoni) permettono di pensare a corsi di formazione qualificanti in collaborazione con aziende e società operanti nel settore potenzialmente interessate ad assumere personale. Consapevole del fatto di non avere lanciato idee rivoluzionarie ... anzi che queste sono riflessioni comuni di molti compagni del direttivo e dei colleghi più attivi nell'associazione.

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