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Simon Rattle: \"Vorrei Mahler sul podio dei Berliner ma la tecnologia non lo permette...\"

Abbiamo incontrato il grande Maestro che lascerà il podio nel 2018: \"I musicisti coltivano un nesso potente con la propria storia\"

Abbiamo incontrato il grande Maestro che lascerà il podio nel 2018: \

di Leonetta Bentivoglio

BERLINO - La Filarmonica di Berlino, ovvero la migliore compagine sinfonica del mondo, sarà il 2 maggio alla Scala (dopo un'assenza di dieci anni) col suo direttore musicale, Sir Simon Rattle. Il concerto ( Sinfonietta di Janacek e Settima Sinfonia di Bruckner) aprirà un festival di orchestre organizzato per l'Expo. L'11 maggio, quella speciale "repubblica dei re" che rappresentano i Berliner Philharmoniker, plasmati a fine Ottocento da uno statuto democratico (eleggono la loro guida e partecipano a ogni scelta), annuncerà il nome del successore di Rattle. Nel frattempo Sir Simon, durante il suo governo (iniziato nel 2002), ha conquistato una bella fama di musicista originale, interessante, spregiudicato e sospinto da un estro innovativo e profetico. Un paio d'anni fa, dopo un arco di lavoro proficuo e faticoso (non sono mancati momenti difficili nel rapporto coi Berliner), ha dichiarato di voler lasciare l'incarico allo scadere del contratto, nel 2018.

Tra i "papabili" futuri ci sono Daniel Barenboim, il venezuelano Gustavo Dudamel e il tedesco Christian Thielemann, che riporterebbe i Berliner nel solco germanico dopo le epoche dell'italiano Claudio Abbado e dell'inglese Rattle. Tuttavia ha un repertorio limitato e un'immagine reazionaria. Completamente all'opposto di Sir Simon, nato nel '55 a Liverpool e fiero delle consapevolezze regalategli dalla culla dei Beatles: "Sono cresciuto nell'idea che non esistano gerarchie tra arte alta e bassa, colta e popolare. C'è solo l'arte buona e cattiva", sostiene nel suo ufficio di Berlino. La chioma di ricci candidi illumina un volto cordiale ed entusiastico. Sembra la negazione del divismo.

L'identità dei Berliner è cambiata con la sua leadership?
"Dubito che un'orchestra di questo livello e con tanta personalità possa trasformarsi per via di un direttore. I Berliner coltivano un nesso potente con la propria storia, e sebbene nel periodo di Abbado e nel mio siano entrati molti nuovi elementi di varie generazioni e nazionalità, sono riusciti a mantenere incredibilmente saldo il loro peculiare suono e feeling. Io ho introdotto molta musica antica, Rameau e Bach, e la musica francese. Anche Schumann, che stranamente non era stato al centro degli interessi dell'orchestra. Inoltre si è intensificata la programmazione di pezzi contemporanei".

Sembra che l'impegno didattico le stia molto a cuore e che abbia guadagnato un nuovo pubblico, più vasto ed eterogeneo.
"L'orchestra è diventata una parte vitale della città, e in tal senso i progetti educativi sono stati determinanti. I Berliner hanno affrontato l'impresa in modo agguerrito, come nello spettacolo su Le sacre du printemps di Stravinskij, che ha accolto in palcoscenico quattrocento bambini. Tramite la creazione di cori ovunque in città, e il coinvolgimento di giovanissimi musicisti nelle esecuzioni, stiamo facendo il possibile affinché le differenti zone s'incontrino. Con una metropoli abitata da oltre duecento nazionalità le divisioni sono numerose, e la musica costruisce ponti".

Parliamo dell'enfasi tecnologica da lei impressa ai Berliner, che hanno inaugurato di recente la loro etichetta discografica, Berliner Philharmoniker Recording, con uscite dedicate a Schumann e Bach. E nel 2008 ha preso il via l'impressionante iniziativa della Digital Concert Hall.
"Grazie a questo spazio virtuale i nostri concerti, con circa 40 programmi ogni stagione, sono disponibili online al più alto livello sonoro e visivo. Sul sito ci sono pure documentari, interviste, discussioni, classi di musica e un archivio di 250 registrazioni. In principio dissi all'orchestra: stiamo per spendere una quantità di soldi per acquisire gli strumenti tecnologici necessari, perché andare in streaming dal vivo in tutto il pianeta non può essere gratis. Mi chiesero se ero impazzito. Poi hanno capito che dovevamo comunicare di più, e si sono lanciati nell'avventura con la solita energia da tigri. Hanno accettato la sfida e lo stress di suonare davanti all'intero globo perché credono nella forza dell'arte".

A chi le piacerebbe lasciare il posto?
"A Gustav Mahler, ma le nuove tecnologie non sono abbastanza sviluppate per riportarlo in vita... Per fortuna saranno i Berliner a decidere: sono padroni del loro destino. Considero una circostanza eccezionale essere stato a capo di quest'orchestra per tanto tempo. Oggi è finita l'era autocratica, e benché circolino ancora individui come Mister Putin, non ci sono in giro molti autocrati di successo. Un direttore e un'orchestra che convivono troppo a lungo rischiano la stagnazione. Festeggerò chi verrà dopo di me, avvertendolo che questo non è il più facile lavoro del mondo, ma di sicuro è il più straordinario".

Fonte: www.repubblica.it

 

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