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di Rosa Maria Sarri
Ci eravamo lasciati la volta scorsa a discorso appena iniziato sulla civiltà
romana.
Gli scrittori che si occupavano di medicina nel periodo imperiale riconoscevano
alla muscia ed alle canzoni il potere di calmare l'anima e di rassicurare lo
spirito. Rufus di Efeso (ad 100 circa) raccomandava la musica, insieme ad altri
piacevoli stimoli come il vino, le piacevoli conversazioni, l'ascolto della
poesia e le passeggiate nei giardini, per il sollievo dal "mal d'amore".
Lui citava anche il potere attribuito ad Orfeo di poter cambiare lo spirito
di qualsiasi uomo, in qualsiasi direzione lui scegliesse, con la sua musica.
Le "tate" dell'epoca crescevano i bambini con melodie vocali cantate
nei vari modi a seconda delle diverse necessità.
Non dobbiamo dimenticare, mentre analizziamo tutto ciò, che, nell'antichità,
c'era una potentissima tradizione della medicina scientifica, rappresentata
da un voluminoso corpo di letteratura tecnica; da Ippocrate in avanti per intendersi.
In tutta questa letterratura la musicoterapia per i "mali del fisico"
per esempio non è quasi citata o, le volte che viene ricordata, viene
fatto per screditarla.
L'autore del trattato ippocratico "Sul sacro disagio" (l'epilessia)
vede i musicoterapisti come ciarlatani e non riesce a capire come il suono possa
essere applicato per dare sollievo a tale disagio.
D'altro canto c'era chi intanto elaborava teorie molto nuove per il tempo. Per
esempio quella che leggeva la relazione fra sistole e diastole in termini musicali
e del ritmo poetico, cambiando nell'arco di un'esistenza di una persona dal
trocaico al giambico allo spondeo e via dicendo.
Olltretutto c'era altrove anche la convinzione che l'anima era "armonia",
il corpo era lo strumento musicale, esattamente come la lira, che andava accordata
e "messa nell'ordine".
In molti scritti si parla di questo ma non si menziona la musicoterapia. Questo
è assolutamente ininfluente perché è ovvio quanto una teoria
che abbia un incipit simile possa abbracciare a pieno il fatto che ogni disordine
nel tuning dell'anima possa ben rispondere alla musica di uno strumento ben
intonato: "la lira ben temperata produce l'uomo ben temperato".
Chi rifiutava quanto detto sopra era Socrate. Platone d'altronde gli faceva
da controcanto confermando ancora di più la sua convinzione che l'universo
fosse permeato da formule matematiche e relazioni armoniche. Nella "Repubblica"
per esempio, c'è la "Dottrina dell'armonia delle sfere", secondo
la quale planetari e sfere stellari costituiscono un grande strumento musicale
intonato sulle note dell'ottava diatonica.
L'influenza della teoria platonica è cospicua nei due maggiori scrittori
greci che si occupavano di musica nel periodo romano: Ptolemio e Aristide Quintiliano.
Per il primo l'intero ordine della natura è caratterizzato da un arrangiamento
proporzionale simile a quello dell'intonazione musicale. Fornisce una dettagliata
analisi dell'anima in tre parti che corrispondono agli intervalli musicali di
ottava, quinta e quarta. Solo come questi intervalli, considerati come scale
o segmenti di scale, hanno rispettivamente sette, cinque e quattro differenti
possibili specie di strutture modali, così le tre parti dell'anima hanno
rispettivamente sette, cinque e quattro facoltà o virtù. L'intonazione
delle parti governa la condizione dell'anima.
Aristide Quintiliano aveva invece una teoria dell'armonia cosmica più
elaborata.
Lui abbracciava l'opinione che ogni cosa era basata su numeri e proporzioni
e che la musica terrena non era altro che una cattiva imitazione di quella delle
sfere. In sintesi, per lui gli effetti della musica sull'anima erano di tre
tipi: depressivi, stimolanti e calmanti.
A questo punto occorrono alcune precisazioni.
In questo brevissimo excursus storico sulla musicoterapia mi sono voluta concentrare
su alcune cose e su di un periodo in particolare. Se nel sottotitolo dico "….a
cavallo dei secoli" voglio intendere chiaramente "a cavallo di questi
secoli". Il lato storico della disciplina è così ampio che
non sarebbe trattato in modo soddisfacente con solo delle brevi citazioni e
riferimenti per economizzare sullo spazio. E poi, perché questo periodo
in particolare? Perché questi aneddoti? Bhè, a dire il vero qualsiasi
altro periodo avrebbe avuto gli stessi pro e contro nell'essere trattato e,
escludendo il panorama attuale (che affronterò poi in seguito) volevo
comunque un arco di tempo che avesse delle analogie con quanto stiamo vivendo.
Mi è sembrato che proprio questo ne avesse di più di altri, con
i continui battimenti fra medicina ufficiale e disciplina, con i continui sviluppi
su nuove ed affascinanti quanto difficoltose teorie, con la forte trasformazione
dell'educazione musiicale e molto altro ancora.
Tuttavia tutti i suoni che in fisica acustica palesano battimenti dimostrano
vicinanza e possono essere tranquillamente accordati.
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