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The Heart of Stone

A Cala Gonone il 1° agosto Gloria Campaner, Pinuccio Sciola e Leszek Możdżer presenteranno il progetto dove le pietre suonano

A Cala Gonone il 1° agosto Gloria Campaner, Pinuccio Sciola e Leszek Możdżer presenteranno il progetto dove le pietre suonano

di Luisa Sclocchis

Un arcaico abbraccio fonde musica e natura. L'arte delle pietre sonore di Sciola incontra classica e jazz. Dalla suggestiva e fortunata commistione nasce la produzione firmata Gloria Campaner, The Heart of Stone. Un'indagine sugli antichi suoni delle pietre di Pinuccio Sciola ridefiniti e mescolati dall'estro di Leszek Możdżer. The Heart of Stone sarà protagonista del Cala Gonone Jazz Festival l'1° agosto 2015. Come nasce il progetto? «Nasce, dopo il video prodotto e diretto da Luca Scarzella nel 150esimo anniversario dalla nascita di Claude Debussy e dedicato all'acqua, dall'idea di proseguire con un nuovo progetto sul fuoco con Vers la flamme, in occasione dei 100esimo anniversario dalla morte di Aleksandr Scrjabin. Nasce dalla conoscenza di Pinuccio Sciola e dall'esperienza del festival jazz a Cala Gonone. Dalla volontà di valorizzare la tradizione dell'isola con le pietre sonore e dalla grande armonia che si è creata con Pinuccio». Musica e natura in Debussy e Scrjabin: due artisti che immaginarono la musica come manifestazione della natura, uno animò col Fuoco le proprie pagine, l'altro la fece scaturire dall'Acqua. Musicisti sciamani, alchimisti dei suoni, padri della nostra modernità. Musica e natura in The Heart of Stone: all'estro del celebre artista jazz di origine polacca Leszer Możdżer l'onore e l'onere di “strutturare musicalmente” le commistioni: tra linguaggi sonori a noi più familiari, classica, jazz e elettronica, e le ancestrali sonorità della pietra, le frequenze del cosmo e dell'universo. Il Concerto del 1° agosto sarà la prima risultante live del progetto, destinato a confluire poi in un documentario. Protagonisti i due pianisti Gloria Campaner e Leszek Możdżer, dieci pietre sonore e, per un momento quasi meditativo, il Maestro Sciola. Sull'esperienza? «Certamente un grande privilegio poter “accarezzare” e suonare le pietre sonore con i diretti insegnamenti del Maestro. Una sensazione unica la trasmissione di vibrazioni dalla memoria della materia alla nostra anima attraverso le nostre stesse frequenze vitali. The Heart of Stone è dedicato al cuore della pietra, valorizza i quattro elementi naturali da cui tutto ha inizio. Il Fuoco in Vers la flamme di Scrjabin, abbinato alle pietre del fuoco (basalto e di origine vulcanica), l'Acqua alla pietra calcarea memoria del suono liquido in Wasserklavier di Luciano Berio, di cui il Maestro era amico, l'Aria nel brano jazz inedito di Możdżer, e la Terra, elemento materno, primordiale, da cui hanno origine queste meravigliose sculture musicali», spiega la Campaner. «Questo progetto, in cui è più importante sentire nel profondo della propria anima che suonare, rappresenta l'esperienza più originale che mi sia stata proposta. Un insieme di vibrazioni di energia e amore e una lezione di calma e di pazienza, come quella che occorre alla pietra per crescere di mezzo centimetro in un centinaio di anni», questa l'esperienza di Leszek Możdżer.   Sciola e le pietre sonore Quella propria delle pietre di Sciola è una filosofia di vita, manifesta nelle tecniche necessarie per suonarle: mai percussioni ma quasi carezze. Le sue pietre riconducono alla memoria, al ricordo di come eravamo, della semplicità, di tutto ciò che abbiamo certamente conosciuto e che portiamo dentro. Le narrazioni di Sciola partono dall'incipit “Quando non ero e non era il tempo...” e non si stenta a comprenderne il senso non appena si entri a contatto con il suo mondo. San Sperate, suo paese natio nei pressi di Cagliari, reca con orgoglio i tanti segni del suo passaggio ed il suo laboratorio pare un luogo in cui il tempo si è fermato, così come il museo a cielo aperto, in cui ogni sua creazione parla al vento; un suggestivo giardino di pietra, in cui si comprende quanto la materia ancestrale avesse da comunicare ed abbia finalmente trovato in lui il solo capace di porre fine a tanto atavico silenzio. Insomma, la pietra nella sua arte diviene elemento straordinariamente vivo e custode di suoni ancestrali, testimone della nostra nascita dalla pietra, poiché quando nacque la luce, la pietra già esisteva. Chi sperimenta il suono delle pietre diviene consapevole di un rapporto con la natura intimo, tanto profondo da suscitare commozione. Conosce l'affascinante morbidezza di un inatteso universo sonoro. La forte spiritualità dei concetti, il legame embrionale con la sua terra, sono espressi nelle riflessioni che il Maestro riporta spiegando che l'arte ha il compito di emozionare e la natura è dell'arte massima espressione. Esperienze di vita vissuta, testimonianze di personaggi longevi, permeate di saggezza propria della cultura contadina. Ciò che esprime nel discorrere delle sue esperienze è una filosofia di vita, l'importanza dei rapporti umani, di un sorriso e della delicatezza, quella stessa necessaria per far svelare ad ogni pietra la propria voce. Non percosse, né gesti violenti, perchè la magia sta nello scoprire che, nonostante siamo indotti a ritenere che quelli percussivi siano gli unici gesti capaci di far suonare tale materia inanimata, le sollecitazioni in grado di far parlare le pietre sono date da gesti dolci ed amorevoli, quasi carezze. La pietra diviene metafora della vita, elemento naturale dalla inaspettata fragilità, memoria sonora di ciò che conosciamo ma non ricordiamo, di ciò che siamo stati e che fin qui ci ha condotto. La Sardegna è un'isola di pietra, ha le sue radici nella pietra, a noi la capacità di comprendere quanto la “Cultura possa fecondare la Natura”. Un viaggio alla riscoperta della familiarità dell'essenziale e della semplicità a cui sarebbe meraviglioso saper ritornare. 

Fonte: www.amadeusonline.net

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