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Un sopravvissuto di Varsavia - Arnold Schoenberg


Oratorio per voce recitante, coro maschile e piccola orchestra
Testo e Musica di Arnold Schoenberg
op. 46 [ 11 – 23 agosto 1947 ]

Composto da Schoenberg nell'agosto del 1947, rievoca la sofferenza e la drammaticità di una giornata nel campo di concentramento.

La prima esecuzione pubblica dell'opera, nel 1948, lasciò il pubblico in un gelido silenzio, solo una seconda esecuzione riuscì a destarlo da quell'aura di meditazione attonita in cui era precipitato.

 

Testo tradotto in italiano

Non posso ricordare ogni cosa.
Devo essere rimasto privo di conoscenza
per la maggior parte del tempo.
 
Ricordo soltanto il grandioso
momento quando tutti cominciarono
a cantare, come se si fossero messi d'accordo,
 
l'antica preghiera che essi avevano
trascurato per tanti anni -
il credo dimenticato!
 
Ma non so dire
come riuscii a vivere nel sottosuolo
nelle fogne di Varsavia,
per un così lungo tempo.
 
Il giorno cominciò come al solito:
sveglia quando era ancora buio.
Venite fuori! - Sia che dormiste
o che le preoccupazioni vi tenessero svegli
tutta la notte. Eravate stati
separati dai vostri bambini,
da vostra moglie, dai vostri genitori;
non si sapeva che cosa era accaduto
a loro - come si poteva dormire?
 
Di nuovo le trombe - Venite fuori!
Il sergente sarà furioso!
Vennero fuori; alcuni molto lenti;
i vecchi, gli ammalati;
alcuni con agilità nervosa.
Temono il sergente.
Si affrettano quanto più possibile.
Invano! Molto, troppo rumore,
molta, troppa agitazione - e non
svelti abbastanza! Il sergente urla:
"Attenzione! Attenti! Beh,
ci decidiamo? O devo aiutarvi io
con il calcio del fucile? E va bene;
se è proprio questo che volete!"
 
Il sergente e i suoi aiutanti
colpivano tutti; giovani e vecchi,
remissivi o agitati, colpevoli o innocenti.
 
Era doloroso sentirli gemere
e lamentarsi. Sentivo tutto sebbene
fossi stato colpito molto forte,
così forte che non potei evitare
di cadere. Eravamo tutti stesi per terra,
chi non poteva reggersi in piedi era allora
colpito sulla testa.
 
Devo essere rimasto privo di conoscenza.
 
La prima cosa che udii fu un soldato
che diceva: "sono tutti morti",
al che il sergente ordinò
di sbarazzarsi di noi. Io giacevo
da una parte - mezzo svenuto. Era
diventato tutto tranquillo - paura e dolore.
Fu allora che udii il sergente che gridava:
"Contateli!".
Cominciarono lentamente e in modo irregolare:
 
Uno, due, tre, quattro - "Attenzione!"
il sergente urlò di nuovo, "Più svelti!
"Cominciate di nuovo da capo!
Fra un minuto voglio sapere
quanti devo mandare alla camera a gas!
Contateli!".
 
Ricominciarono, prima lentamente: uno,
due, tre, quattro, poi sempre
più presto, sempre più presto tanto che
alla fine risuonò come una fuga precipitosa
di cavalli selvaggi, e tutto ad
un tratto, nel mezzo del tumulto,
essi cominciarono a cantare lo Shema
Ysroël!
 
Ascolta Israele,
il Signore è il Dio nostro,
il Signore è uno.
Amerai il Signore tuo Dio
con tutto il tuo cuore
con tutta la tua anima
e con tutte le tue forze.
e saranno queste parole
che io ti comando oggi, sul tuo cuore
e ripeterai ai tuoi figli
e ne parlerai con loro,
stando nella tua casa
camminando per la via,
quando ti coricherai
e quando ti alzerai.

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