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di Maurizio Disoteo (da École di aprile 2000)
Ai primi di marzo il Ministero ha diramato una circolare relativa alle iniziative per la "seconda giornata della Musica" che si terrà nelle scuole italiane il 5 maggio. Punto focale della manifestazione sarà un concorso tra i cori delle scuole italiane; i migliori gruppi (selezionati in base al "valore artistico" di un cd da inviare al ministero entro metà marzo) potranno entrare in un cd compilation a cura del Ministero; un numero ristretto di essi sarà persino invitato a cantare a viale Trastevere durante la stessa giornata. Non ci siamo proprio. Non ci piacciono i concorsi scolastici, non ci piace l'idea di premiare il "valore artistico" dell'esecuzione di un coro scolastico basandosi sull'ascolto di un CD. Fare musica nella scuola prevede processi educativi, relazioni complesse, momenti di crescita individuale e collettiva che non possono certo essere rappresentati in un CD. Ma ancor più ci preoccupano le possibili conseguenze dello slogan lanciato dal ministro qualche tempo fa "Un coro in ogni scuola".
L'educazione musicale nella scuola di base deve promuovere la partecipazione di tutti i ragazzi a esperienze musicali gratificanti e che siano occasione di crescita culturale, personale e relazionale. La pratica corale per tutti deve essere parte di questo progetto. Il rischio delle corali scolastiche è quello di puntare su un ristretto numero di alunni più "dotati" che rappresentino l'immagine di facciata della scuola, mascherando, magari, una didattica di base povera e banale. Inoltre chi si occupa di musica ben sa della grande e positiva rinascita corale che si vive in questi anni in Italia si formano cori nei centri sociali, nei piccoli comuni e nei grandi quartieri, nelle parrocchie e nei bar. Forse in questo modo si esprime il bisogno di una coralità che sembra essere scomparsa dalla vita sociale, professionale, familiare, politica. Una scuola che sia davvero orientativa deve saper dialogare con il territorio, essere un anello di un sistema formativo integrato che va oltre i suoi limiti spazio-temporali, voce importante e indispensabile, ma non unica, di un coro a cui contribuiscono diverse istituzioni e agenzie formative. Una scuola che sappia aiutare i ragazzi non solo a trovare il coro più adatto alle sue esigenze, ma anche la scuola di jazz, l'orchestra, il gruppo sportivo, il circolo fotografico, il gruppo teatrale e tanti altri luoghi adeguati alla sua crescita.
Ci chiediamo allora per quale motivo ogni istituto dovrebbe avere un proprio coro se non per il delirio solipsistico della scuola in cui si fa tutto, coro compreso, ma si ignora e non ci si integra con ciò che accade a pochi metri dalla propria porta. Il ministro Berlinguer è senz'altro più attento dei suoi predecessori alla promozione della presenza della musica nella scuola; proprio per questo, ci sembra, dovrebbe essere più cauto nel lanciare parole d'ordine e iniziative che possono provocare conseguenze esattamente contrarie alle intenzioni.
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